L’aumento delle sparatorie tra i più giovani – in più casi terminate persino con vere e proprie stragi di massa – mettono in guardia anche esperti di salute mentale e giornalisti. L’obiettivo sarebbe quello di comprendere se fattori associati allo stato familiare degli artefici di agguati armati possano aver influito in modo significativo sul loro stato mentale e sulle reazioni più aggressive:
In un articolo sulla sparatoria nella scuola di Parkland, un giornalista americano ha sottolineato la connessione con l’assenza del padre del giovane, causando molteplici discussioni. L’argomento, poi approfondito nell’articolo “The Desperate Cry of America’s Boys ” è molto difficile e non può concludersi con esso. Sottolineare che i ragazzi hanno bisogno dei loro padri significa puntare i riflettori sul divorzio e sulle madri single; e questo è, certamente difficile. In particolare, si sottolinea il fatto che anche le ragazze che crescono private del padre hanno maggiori probabilità di diventare depresse, più propense a commettere autolesionismo. L’aspetto sembrerebbe più accentuato nei ragazzi di sesso maschile, che invece si sentirebbero mediamente ancora più a disagio e quindi ancora più a rischio di azioni particolarmente aggressive e pericolose:
L’idea parte dal presupposto che uno dei due genitori tenda a distruggere il rapporto tra suo figlio e l’altro genitore, procurando al giovane una serie di disagi che non sempre è possibile notare subito. Una serie di malesseri che possono poi sfociare in azioni eclatanti e, talvolta, persino tragiche. A questo, si aggiunge la facilità dell’uso delle armi negli USA, altro grande motivo di dibattito interno ed esterno. In effetti, le conseguenze dell’assenza di padre sono semplicemente preoccupanti. E la parte più triste di questo argomento è che i padri più assenti non sono assenti per scelta. Quello che potremmo forse definire un “papà sfigato” esiste, ma non automaticamente. In molti casi, le donne stanno divorziando da ottimi mariti nella loro ricerca di ciò che credono sarà una coppia migliore, il che è una conseguenza naturale del divorzio senza colpa. “Il matrimonio riguarda i bisogni dei figli, puri e semplici. È così che è iniziato, ed è così che rimane. I bisogni dei bambini oggi sono gli stessi di cento anni fa. Siamo noi, non loro, che siamo cambiati. Quindi, siamo noi che abbiamo fallito” – conclude il giornalista.
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