La domanda giunge dagli specialisti dell’Istituto di ricerca sull’Artico e sull’Antartide (AARI), che insieme a colleghi stranieri, hanno presentato i risultati di uno studio decennale sui cambiamenti climatici nell’Oceano Artico:
Stando a quanto si apprende, gli scienziati hanno scoperto che i processi in atto nell’Artico possono ridurre la quantità di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera. “Gli scienziati dell’AARI come parte di un team scientifico internazionale hanno pubblicato i risultati di uno studio su larga scala dei processi che si verificano nelle acque dell’Oceano Artico. Secondo i dati ottenuti, la riduzione nell’area del ghiaccio pluriennale nell’Artico può portare alla crescita di alghe microscopiche e ad un assorbimento più attivo del carbonio atmosferico”, si legge nel comunicato stampa. Per quasi 10 anni, un team internazionale di scienziati ha analizzato i cambiamenti nella quantità di nutrienti e di miscelazione dell’acqua nei mari della piattaforma siberiana e ha anche studiato l’impatto di questi processi sui cambiamenti climatici nella regione:
I risultati dello studio hanno mostrato che una forte diminuzione delle aree di ghiaccio marino estivo nell’Artico ha influenzato in modo significativo la crescita del numero di alghe microscopiche nei mari dell’Oceano Artico. Il cambiamento climatico sta portando a un potenziale aumento dei nutrienti nella zona superficiale della colonna d’acqua. I dati ottenuti hanno permesso agli scienziati di concludere che presto nell’Artico è possibile una riduzione della quantità di CO2 nell’atmosfera, poiché è l’attività vitale di una crescente popolazione di alghe microscopiche che può portare a un assorbimento più attivo del carbonio organico che questi organismi consumano. Ulteriori osservazioni e studi aiuteranno a comprendere definitivamente le dinamiche del trasporto dei nutrienti nell’Artico.
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