I Campi Flegrei sono a rischio eruzione? Cosa sappiamo in base agli studi scientifici

Campi Flegrei sono pericolosi? I Campi Flegrei e il Vesuvio non sono collegati direttamente, ma sono entrambi prodotti della caratteristica tettonica dell’Italia che coinvolge la placca africana – che sta svicolato sotto la placca europea – causando piccole quantità di magma sotto la base della crosta. Questo movimento sta alimentando i vulcani d’Italia, tra cui Campi Flegrei, Vesuvio, Etna, Stromboli e altro ancora. I Campi Flegrei hanno prodotto alcune delle più grandi eruzioni esplosive che l’Europa abbia visto negli ultimi 50.000 anni:

l’ignimbrite campana avvenuta circa 36.000 anni che ha scaricato quasi 70 chilometri cubi di detriti vulcanici attraverso il continente e il tufo giallo napoletano di circa 15.000 anni che ha aggiunto altri 40 chilometri cubi in cima. Più recentemente, nel 1538, si formò nella zona un nuovo cono di scorie. Fu chiamata ” Monte Nuovo ” o “Montagna Nuova” che, seppur di dimensioni più piccole, ha prodotto lava. Da quel periodo, la caldera non ha più eruttato ma ha comunque manifestato segni di attività, tra cui fumarole (sfiati di gas), fanghi e altre caratteristiche idrotermali. 

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Quanto può “resistere” questo complesso vulcanico?

Un nuovo studio su Nature Communications: Earth & Environment di Christopher Kilburn e colleghi ha tentato di “misurare” lo stress nei Campi Flegrei. Questo perché, come sottolineano nella prima riga dello studio “i vulcani che si risvegliano dopo un lungo riposo devono rompere la crosta prima che il magma possa eruttare”. Gli scienziati hanno appurato che il magma può bloccarsi o essere immagazzinato, ma così facendo aggiungerà stress mentre il corpo del magma si gonfia e/o i gas si accumulano con il magma. Se si dovesse verificare un eccesso di accumulo, possono aprirsi crepe e fessure, portando il magma a spostarsi rapidamente in superficie e avere un’eruzione. Parliamo di un magma – quello sotto i Campi Flegrei – che può ristagnare a circa 8 chilometri sotto la superficie. Più sopra, poi, troviamo il sistema idrotermale in cui l’acqua circola e si riscalda per raggiungere luoghi come la Solfatara. Se lo stress dovesse continuare, secondo i ricercatori, la crosta passerà dalla risposta elastica (ritornando al suo stato originale) a quella anelastica rischiando così di rompere l’equilibrio con conseguente fuoriuscita di lava. Epicentro della deformazione è al di sotto della Solfatara e del Pisciarelli che potrebbe ipoteticamente rivelarsi luogo di una possibile futura eruzione. Ma niente allarmismi: si tratta di osservazioni ed ipotesi scientifiche che non vanno confuse con un allarme imminente ma che vanno solo interpretate come informazioni utili a comprendere al meglio la natura di questo complesso vulcanico. A tal proposito – rende noto la Protezione Civile italiana – da uno studio probabilistico effettuato – che ha considerato gli ultimi 5 mila anni di attività dei Campi Flegrei – è emerso che, in caso di riattivazione del vulcano, si avrebbe circa il 95% di probabilità che si verifichi un’eruzione minore o uguale a quella di taglia media. Pertanto l’aggiornamento della pianificazione nazionale di protezione civile si basa su questa tipo di eruzione che prevede i seguenti fenomeni:

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  • formazione di una colonna eruttiva composta da gas e brandelli di lava incandescenti, alta fino a decine di chilometri;
  • caduta di materiale vulcanico sia di grosse dimensioni nell’area più vicina alla bocca eruttiva, sia di ceneri e lapilli anche a diverse decine di chilometri di distanza, lungo la direzione del vento;
  • scorrimento di flussi piroclastici (valanghe di gas, cenere e frammenti vulcanici) formati dal collasso della colonna eruttiva. Questi flussi hanno velocità e temperature elevate e possono scorrere per alcuni chilometri.

In aggiunta, ai Campi Flegrei possono verificarsi particolari fenomeni esplosivi legati al coinvolgimento di acqua esterna, noti come esplosioni freatiche, in aree con intensa attività idrotermale (area Solfatara/Pisciarelli), o dove esistono attualmente significative disponibilità di acqua superficiale, quali ambienti lacustri (Agnano), laghi intra-craterici (Averno) e mare (Golfo di Pozzuoli).

Negli Stati Uniti d’America,  una nuova caratteristica idrotermale (probabilmente una nuova piccola sorgente calda o geyser) si è aperta vicino a Old Faithful nella Caldera di Yellowstone. Tutto è iniziato con piccole esplosioni quasi direttamente sotto una passerella nel Parco Nazionale americano. Segnali di un evidente riscaldamento di Yellowstone che potrebbero aiutarci a comprendere meglio i Campi Flegrei e la loro condizione. In ultima analisi: no, non sembra esserci un’eruzione imminente ma, tenendo conto che anche la zona limitrofa è piuttosto abitata, sarebbe opportuno garantire i giusti piani di eventuale evacuazione per tutelare la popolazione.

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#CampiFlegrei #vulcano

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