Una revisione completa da parte di un consorzio internazionale di scienziati ha sollevato serie preoccupazioni sul profilo di sicurezza dei cosiddetti trattamenti ad mRNA, utillizzati per contrastare la pandemia del 2020. Ma andiamo con ordine:
Gli articoli di revisione sono riassunti della ricerca attuale su un particolare argomento. A volte sono anche chiamate revisioni della letteratura o fonti secondarie. La recensione, “ N1-metil-pseudouridina (m1Ψ): amico o nemico del cancro? ” pubblicato su Science Direct, approfondisce le potenziali implicazioni di uno specifico ingrediente del vaccino:
si tratta del N1-metil-pseudouridina (m1Ψ), che potrebbe svolgere un ruolo nella soppressione immunitaria e nella proliferazione del cancro. Stando a quanto si apprende, m1Ψ è stato incorporato nell’iniezione ad mRNA per migliorarne l’efficacia. “Sono state fornite prove che l’aggiunta del 100% di N1-metil-pseudouridina (m1Ψ) al vaccino mRNA in un modello di melanoma ha stimolato la crescita e la metastasi del cancro, mentre i vaccini mRNA non modificati hanno indotto risultati opposti…”, suggerendo così che, paradossalmente, il trattamento possa incentivare la proliferazione di alcuni tipi di cancro. Tuttavia, occorre fare chiarezza per evitare eccessivi allarmismi e scongiurare il rischio che simili dichiarazioni possano essere identificati come fake news:
“Sulla base di queste prove convincenti, suggeriamo che i futuri studi clinici per tumori o malattie infettive non dovrebbero utilizzare vaccini mRNA con una modificazione m1Ψ al 100%, ma piuttosto quelli con la percentuale inferiore di modificazione m1Ψ per evitare la soppressione immunitaria” – si legge nello studio scientifico. Simili risultati erano stati pubblicati in un altro studio scientifico: in un caso clinico si suggerisce che il trattamento con mRNA potrebbe indurre una rapida progressione del linfoma angioimmunoblastico a cellule T (AITL), un tumore raro e altamente aggressivo che colpisce il sistema linfatico. È un tipo di linfoma non Hodgkin (NHL) che si verifica quando le cellule T, o globuli bianchi che combattono le infezioni, diventano cancerose e anormali. La stessa presenza di un punto interrogativo nel titolo dello studio scientifico pubblicato dai ricercatori dovrebbe far riflettere: occorre approfondire con ulteriori ricerche.
Lo studio scientifico è consultabile ai seguenti link:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38583833/
https://www.scienceopen.com/document?vid=b0b442b7-e09c-4462-8e0a-7d2abd8e3ca8
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