«La vita su Marte spazzata via da una guerra nucleare»: la teoria di uno scienziato che mette in discussione la versione ufficiale – video

Premessa anti-fake news: nessuno scienziato ha confermato che su Marte sia avvenuta un’esplosione nucleare che avrebbe spazzato via una civiltà aliena. Ciò che proponiamo qui sotto è parte della traduzione di un controverso studio scientifico pubblicato inizialmente nel 2014 e successivamente riproposto in più versioni dal dottor John Brandenburg, un fisico dell’Università di Harward (oltre che a siti web forse più desiderosi di catturare l’attenzione dei potenziali cliccatori di pubblicità che interessati a raccontare le cose così come stanno realmente). Ciò che lo scienziato in questione propone è una teoria alternativa (non una certezza scientificamente provata) alle condizioni desolanti che il pianeta Marte presenta oggi. A suo parere, sul Pianeta Rosso vi sarebbero evidenti tracce di una potente esplosione termonucleare che molto tempo fa potrebbe aver spazzato via per sempre una civiltà extraterrestre. Ecco cosa riporta il suo studio:

«Il Paradosso di Fermi rappresenta il silenzio inaspettato del cosmo sotto l’Assunzione di Mediocrità, in un universo noto per avere pianeti abbondanti e sostanze chimiche precursori della vita. Su Marte, il pianeta simile alla Terra più vicino nel cosmo, la concentrazione di 129Xe nell’atmosfera marziana, le evidenze dall’abbondanza di 80Kr di un intenso flusso di 10^14/cm² sulla parte giovane del Nord di Marte, e il modello di abbondanza eccessiva di Uranio e Torio sulla superficie marziana, rispetto ai meteoriti marziani, possono essere spiegati come conseguenza di due grandi esplosioni termonucleari avvenute in passato su Marte. Basandosi sul modello di radiazione gamma di torio e potassio radioattivo, le esplosioni erano centrate nelle pianure settentrionali di Mare Acidalium, a circa 50N, 30W, vicino a Cydonia Mensa, e in Utopia Planum, a circa 50N, 120W, entrambi luoghi di possibili reperti archeologici. Lo spettro di massa degli isotopi di xenon dell’atmosfera marziana corrisponde a quello dei test nucleari in aria sulla Terra ed è caratteristico della fissione neutronica veloce piuttosto che di quella prodotta da un reattore nucleare moderato. L’alta abbondanza di 40Ar non può essere spiegata dalla frazionamento di massa durante la perdita atmosferica e deve essere il risultato di cattura di neutroni su 39K, richiedendo anche un intenso flusso di neutroni sulla superficie di Marte, così come l’alta abbondanza di 17N e deuterio» – si legge nella parte iniziale dello studio scientifico, che prosegue:

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«Modellando il componente di 129Xe nell’atmosfera marziana come dovuto alla fissione neutronica veloce e l’80Kr come dovuto a neutroni ritardati da uno strato di detriti planetario, e assumendo un’esplosione di disassemblaggio della custodia di uranio-torio in uno strato di detriti planetario con un residuo del 10%, tutte e tre le stime arrivano a circa 10^25 J, o un rendimento di 10^10 megatoni. Questo è simile all’evento di Chicxulub sulla Terra e sarebbe abbastanza grande da creare una catastrofe globale e cambiare il clima globale di Marte. L’assenza di crateri nel sito suggerisce che i centri delle esplosioni fossero sopra il suolo. Le esplosioni sembrano essere dovute a dispositivi di fusione-fissione molto grandi di design simile a quelli visti sulla Terra, con il dispositivo di Acidalia, il più grande, che ha un raggio di circa 80 metri. Le esplosioni sembrano correlate a due siti di possibile archeologia, siti che hanno formato la base per l’Ipotesi Cidoniana. L’Ipotesi Cidoniana è quindi riconsiderata alla luce di nuove immagini e dati geochimici» – analizza lo scienziato. E sin qui, la pubblicazione appare incentrata sull’analisi alternativa delle condizioni del suolo marziano. Tuttavia, lo scienziato sembra poi sostenere anche la discussa interpretazione di oggetti marziani – ufficialmente ritenuti frutto di attività naturali – come la prova dell’esistenza di reperti archeologici di manufatti costruiti da misteriose civiltà aliene. Rispuntano così le “piramidi marziane”, il “volto di Marte” e molto altro:

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«Un modello di archeologia erosa simile alla Terra è adottato per il confronto con i reperti marziani, utilizzando le piramidi di Giza e la Sfinge e le teste olmec come analoghi sotto il Principio di Mediocrità, prestando attenzione ai dettagli. Le nuove immagini del volto a Cydonia Mensa confermano la presenza di occhi, naso, bocca e struttura del casco, con dettagli aggiuntivi delle narici e degli ornamenti del casco chiaramente visibili in nuove immagini con dettagli a una scala di circa 1/10 del volto. Nuove immagini confermano la struttura piramidale vista nelle immagini Viking della piramide D&M e nuove immagini ad alta risoluzione mostrano evidenze di muratura crollata. Nuove immagini di un volto trovato a Galaxias Chaos (il sito di Utopia) confermano la struttura facciale con occhi, naso, bocca e casco. Le immagini ad alta risoluzione mostrano muratura simmetrica attorno alla regione del naso. La civiltà sembra essere stata primitiva e indigena di Marte. Presi insieme, le evidenze suggeriscono che Marte è stato il luogo di un massacro nucleare planetario. La risposta al Paradosso di Fermi potrebbe quindi trovarsi su Marte» – si legge poi nella parte conclusiva dello studio scientifico. Come possiamo constatare, lo studio di  Brandenburg è caratterizzato da elementi affascinanti quanto discutibili. Al momento, la comunità scientifica internazionale non ha mai confermato l’esistenza di antiche tracce di vita su Marte, figuriamoci quella di civiltà avanzate. C’è chi poi ritiene che tutto ciò sia messo a tacere per chissà quale complotto globale. Tuttavia, si tratta sempre di teorie e quella riportata qui sopra appare a sua volta una delle alternative più scientifiche ad altre forme di narrazione incentrate sullo stesso argomento, degno dei migliori film di fantascienza. La notizia vera e propria, dunque, non è tanto quella del contenuto proposto (già parzialmente riportato anche da siti web dedicati all’ufologia) ma il fatto che a proporlo sia stato uno scienziato associato ad una delle più famose università al mondo. Al momento, la Nasa riconosce ufficialmente solo tracce di possibilità attività che potrebbero forse essere legate ad una passata vita microbica sul Pianeta Rosso (così come riportato in precedenza su GloboChannel.com). A tal proposito, riportiamo qui sotto i link ad alcuni video-approfondimenti diffusi sul web:

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Fonti:

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