Quel che resta della supernova 1987A

Vista esplodere nel cielo australe la notte fra il 23 e il 24 febbraio del 1987 a 163mila anni luce da noi, la supernova SN 1987A da allora non è mai più stata persa di vista. Nel corso degli ultimi 30 anni ha offerto agli astronomi un’opportunità unica: seguire in dettaglio, giorno per giorno, le fasi evolutive che seguono la morte di una stella di grande massa, dall’esplosione fino alla formazione del cosiddetto resto di supernova.

Osservazioni non facili: la formazione della polvere fredda nel cuore di ciò che resta dell’esplosione rimane invisibile alla maggior parte dei telescopi. Non però alla vista a microonde delle antenne di ALMA, l’Atacama Large Millimetre and Submillimetre array. In grado di attraversare lo strato di polvere che lo oscura, ALMA è riuscito a ricostruire un’immagine 3D senza precedenti del cuore di ciò che resta del nucleo, e a rilevare la presenza di numerose molecole, misurandone l’abbondanza. Di alcune di esse, come il monossido di carbonio e il monossido di silicio, già si sapeva che erano presenti in abbondanza. Altre, invece, hanno rappresnetato una vera sorpresa: il monossido di zolfo e gli ioni di HCO, in particolare, non erano mai stati rilevati prima nei resti di una giovane supernova.

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Servizio di Marco Malaspina

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