Sull’Iraq ci mentirono di proposito: centinaia di morti per i loro oscuri affari

Tony-Blair“Ho agito in buona fede e nell’interesse del Paese”, si è difeso l’ex premier. Tony Blair respinge l’accusa di aver mentito,  secondo lui, il parlamento e il governo non furono ingannati e non si trattò in segreto l’impegno ad andare in guerra.

Secondo il rapporto britannico sulla guerra in Iraq, l’allora premier presentò prove sul fatto che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massacon una certezza che non era giustificata” . Tony Blair diede avvio all’invasione dell’Iraq nel 2003, assieme agli Stati Uniti d’America allora amministrati da George W. Bush, noto imprenditore petrolifero texano, senza che ci fosse una minaccia imminente di Saddam Hussein contro l’Occidente. Le squadre di ricerca americane dispiegate dopo la conquista del Paese non hanno mai trovato quantitativi rilevanti di armi di distruzione di massa, per cui la minaccia rappresentata dalla presenza di WMD irachene è risultata grandemente esagerata rispetto alla realtà. A questo proposito vi è stata una forte controversia sulla scarsa affidabilità delle informazioni fornite dai servizi segreti occidentali (CIA, MI6, forse persino il SISMI), tanto che i governi cui fanno capo sono stati accusati di aver volutamente esagerato la minaccia irachena per ottenere il via libera dai rispettivi parlamenti. Un servizio di Euronews:

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Incaricato di sovrintendere alla nazionalizzazione dell’industria petrolifera irachena (1972), Saddam Hussein il 1º giugno 1972 portò a compimento il processo di nazionalizzazione delle compagnie petrolifere occidentali che avevano il monopolio sul petrolio iracheno. Utilizzò una parte consistente dei profitti petroliferi per la modernizzazione dell’economia irachena e programmi di stato sociale: affrettò la costruzione di industrie e ne seguì lo sviluppo, supervisionò la modernizzazione dell’agricoltura, conseguita con una massiccia meccanizzazione agricola e corroborata da un’ampia distribuzione di terre ai contadini, favorì una rivoluzione globale delle industrie energetiche, portando l’elettricità in tutto il Paese, promosse lo sviluppo dei servizi pubblici e dei trasporti, introdusse la sanità pubblica gratuita, avviò e perfezionò una campagna nazionale per lo sradicamento dell’analfabetismo e a favore dell’istruzione obbligatoria gratuita.

Nel novembre del 2000 Saddam chiese che il petrolio iracheno fosse pagato in euro anziché in dollari, forse perché gran parte delle importazioni irachene avvenivano dai paesi europei, ma più probabilmente per tentare di indebolire la moneta statunitense, la cui domanda sarebbe sostenuta soprattutto dalla compravendita del greggio, proteggendone il cambio dalla svalutazione.

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SADDAM

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A distanza di anni, i sospetti diventano realtà evidente: la “guerra contro il terrore”, ancora oggi combattuta da una NATO evidentemente impazzita ed ostaggio di grossi speculatori finanziari, ha visto come capri espiatori una serie di stati indipendenti al “nuovo ordine mondiale” (è proprio il caso di dirlo, vista la facilità di come vengono organizzate guerre fondate sul nulla): ieri l’Afghanistan e l’Iraq, l’altro ieri la Libia (che con Gheddafi aveva visto un periodo di nazionalizzazione del petrolio non molto differente da quello iracheno) ed infine il grande punto interrogativo sui rapporti ostili alla Russia, che l’Italia paga persino con sanzioni imposte attraverso l’Unione Europea. Sono storie apparentemente divise da anni e da migliaia di chilometri, ma che risultano legate da un unico narratore dalle ambigue finalità: gli Stati Uniti d’America e la NATO. 

Eppure Blair si difende: “La decisione di andare in guerra in Iraq e deporre Saddam Hussein, all’interno di una coalizione di 40 Paesi guidata dagli Stati Uniti è stata la più difficile e sofferta che ho dovuto prendere nei miei dieci anni da primo ministro. Di questa scelta mi prendo la piena responsabilità, senza eccezioni o scuse”, ha dichiarato.

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Parole che non hanno alleviato il dolore né acquietato la fame di giustizia delle famiglie dei 179 soldati britannici uccisi nel conflitto. Persone che non hanno mai smesso di denunciare le menzogne di Tony Blair.

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