Modellati ispirandosi alle Olla (gli antichi vasi muniti di coperchi utilizzati in epoca romana per la conservazione di cibi o in alcuni casi per l’attività funeraria) si tratta sostanzialmente di vasi in ceramica diffusi in tutto il Nord Africa, che raccolgono l’acqua sotto terra sfruttando la forza di gravità.
Rami Halim, fondatore del progetto “Clayola“, sostiene che il semplice dispositivo sia in grado di raccogliere ben 20 litri (5 galloni) di acqua in grado di sostenere dai sei agli otto impianti per un massimo di un mese.
I vasi Clayola, collegati tramite un tubo ad una fonte di acqua posta ad una quota leggermente superiore, vengono inseriti nel terreno sino all’altezza della loro cima. Una piccola pompa di sifonamento comporta il flusso d’acqua in corso e quindi la gravità prende il sopravvento da lì.
Il vaso di argilla porosa si comporta come una spugna che rilascia lentamente una piccola quantità di acqua nel terreno – proprio quando questo comincia a risultare meno umido.
“Come quando l’acqua evapora dalle foglie di una pianta, che attinge acqua dal terreno e come il terreno si asciuga l’acqua viene prelevata dal Clayola direttamente dal suolo”, ha detto Rami. “In effetti la pianta estrae l’acqua di cui ha bisogno dalla pentola di terracotta”.
“Dopo un po” – ha aggiunto – “il sistema di radici di una pianta tenderà ad abbracciare letteralmente Clayola, consentendogli di sfruttare al massimo l’acqua contenuta all’interno del vaso”