In Italia l’aria più inquinata d’Europa: mezzo milione di morti prematuri anche a causa degli allevamenti per la carne

L’Italia ha l’aria più inquinata fra i grandi paesi europei. Un maglia nera che manifesta anche il primato del paese col maggior numero di morti per inquinamento atmosferico. Lo rende noto il rapporto “La sfida della qualità dell’aria nelle città italiane” presentato venerdì al Senato a Roma dalla Fondazione sviluppo sostenibile, ‘think tank’ presieduto dall’ex ministro Edo Ronchi.

- Prosegue dopo la pubblicità -

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’inquinamento dell’aria è responsabile della morte prematura di oltre 3 milioni di persone ogni anno. L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che nel 2014 l’inquinamento atmosferico –per concentrazioni troppo elevate di ossidi di azoto, ozono e particolato fine – ha causato il decesso prematuro di oltre 500.000 persone: 20 volte quelli da incidenti stradali.

- Prosegue dopo la pubblicità -

L’Italia, si legge nel rapporto, ha circa 91.000 morti premature all’anno per inquinamento atmosferico, contro le 86.000 della Germania, 54.000 della Francia, 50.000 del Regno Unito, 30.000 della Spagna. Dei 91.000 morti in Italia, 66.630 sono per le polveri sottili PM2,5, 21.040 per il disossido di azoto (NO2), 3.380 per l’ozono (O3).

ll cambiamento climatico potrebbe avere conseguenze negative anche per l’inquinamento locale. Nonostante il miglioramento delle tecnologie, il traffico è rimasto elevato e le emissioni reali delle autovetture sono risultate ben maggiori di quelle dichiarate. L’industria ha fatto notevoli progressi, ma restano sacche arretrate e margini di miglioramento.

- Prosegue dopo la pubblicità -

Per le polveri sottili PM2,5 si contano nel nostro paese 1.116 morti premature all’anno per milione di abitanti, contro una media europea di 860. La zona dove il particolato fine uccide di più è l’area di Milano e hinterland, poi Napoli, Taranto, l’area industriale di Priolo in Sicilia, le zone industriali di Mantova, Modena, Ferrara, Venezia, Padova, Treviso, Monfalcone, Trieste e Roma.

- Prosegue dopo la pubblicità -

Un aumento significativo del particolato proveniente dalla combustione di legna in stufe e camini e un contributo significativo delle emissioni di ammoniaca proveniente dalle attività agricole. Nel Report sulla qualità dell’aria– realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con l’Enea e con le Ferrovie dello Stato – si trovano analisi aggiornate e proposte per affrontare il problema: definire una Strategia nazionale per la qualità dell’aria migliorando l’integrazione con le politiche regionali e locali e centralizzando alcune iniziative e responsabilità; includere nelle politiche energetiche una valutazione degli impatti dei principali inquinanti atmosferici e non solo della CO2; ridurre il parco auto circolante e aumentare gli investimenti pubblici in favore del trasporto collettivo e delle infrastrutture ciclo-pedonali; ridurre i veicoli diesel e benzina e aumentare quelli elettrici, quelli ibridi plug-in e a gas; ridurre i consumi energetici nel riscaldamento aumentando l’efficienza energetica degli edifici; migliorare le tecnologie, regolare le modalità e le possibilità di utilizzo di caldaie, stufe e camini a legna le cui emissioni abbiano impatti nelle zone critiche; promuovere interventi per ridurre l’azoto in eccesso nelle coltivazioni e quello degli allevamenti, migliorando la gestione dei reflui zootecnici; adottare limiti più stringenti per le emissioni degli impianti industriali che concorrono ad aumentare le concentrazioni degli inquinanti nelle zone critiche.

A Tal proposito consigliamo la lettura del libro Chimica dell’atmosfera e dell’inquinamento atmosferico: Il deterioramento della qualità dell’aria, le piogge acide, la distruzione dell’ozono stratosferico sino al rafforzamento dell’effetto serra, sono alcuni dei fenomeni che accompagnano lo sviluppo demografico e industriale odierno. Di conseguenza le scienze ambientali, in modo particolare la chimica dell’atmosfera, stanno dedicando sempre più attenzione all’interpretazione e all’analisi di questi fenomeni. Il libro di Restelli e Zanderighi passa in rassegna le trasformazioni chimiche che caratterizzano i cicli di reattività di gas e particelle in atmosfera, ponendo l’accento sulle alterazioni indotte dall’uomo nella composizione e nelle dimensioni dei flussi e spiegandone le conseguenze”. Clicca qui per acquistare il libro online: [amazon_textlink asin=’8840007180′ text=’QUI’ template=’ProductLink’ store=’globochannel-21′ marketplace=’IT’ link_id=’c92be7bf-a54a-11e7-ad54-c72577e20f4b’][amazon_link asins=’8840007180′ template=’ProductAd’ store=’globochannel-21′ marketplace=’IT’ link_id=’db2cf96b-a54a-11e7-b992-673da8f3bda4′]

- Prosegue dopo la pubblicità -

La zona più inquinata in assoluta dalle PM2,5 sarebbe la Pianura Padana, soprattutto intorno a Milano e fra Venezia e Padova. Poi Napoli, Taranto, la Sicilia sudorientale, Frosinone, Benevento, Roma e la valle dell’Arno.

Oggi le politiche antismog sono affidate soprattutto ai comuni, che pero’ possono intervenire solo sul 40% delle fonti di inquinamento. Serve quindi una governance ambientale nazionale che aiuti gli enti locali. Per la Fondazione le politiche sulla qualita’ dell’aria devono puntare alla riduzione di tutti gli inquinanti, non solo della CO2 come e’ stato finora: ad esempio con gli incentivi al diesel, che produce meno anidride carbonica, ma piu’ inquinanti diversi. Queste politiche devono puntare poi alla prevenzione, perche’ quando scoppia l’emergenza, intervenire e’ quasi impossibile.

- Prosegue dopo la pubblicità -

Tra le proposte: investimenti sul trasporto pubblico urbano, l’aumento dei mezzi elettrici e ibridi, il rinnovo degli impianti di riscaldamento, una migliore gestione delle biomasse (molto inquinanti per particolato e benzopirene). Il 9/o punto del decalogo riguarda le emissioni di ammoniaca dall’agricoltura, che producono il 35% delle Pm10 a Milano: servono tecniche per ridurre l’azoto nei terreni, mangimi speciali che taglino la produzione del metano dagli allevamenti. L’aria non diventerà salubre da sola. Per una buona qualità dell’aria sono necessarie misure incisive che sono una componente importante anche di un cammino verso una green economy. Ne ha parlato anche il servizio televisivo che linkiamo qui sotto:

- Prosegue dopo la pubblicità -

L’ultimo punto riguarda l’industria: servirebbe aumentare i limiti per le emissioni di zolfo e composti organici volatili. In Italia l’inquinamento atmosferico si e’ ridotto sensibilmente negli ultimi quarant’anni, spiega la ricerca, ma il nostro paese rimane quello con l’aria piu’ sporca fra i grandi paesi europei. In Italia si verificano 90.000 morti premature all’anno per inquinamento (500.000 in tutta Europa). Sono 1.500 morti per milione di abitanti, contro i 1.100 in Germania, 800 in Francia e Regno Unito, 600 in Spagna. Le cause di queste morti per lo studio sono in primis il traffico stradale, ma anche l’agricoltura e il riscaldamento a biomasse legnose.

Ammoniaca da agricoltura. Il 35% delle polveri sottili PM10 di Milano (la zona d’Italia più inquinata dal particolato) proviene dall’agricoltura, sostiene il rapporto. L’agricoltura emette nell’atmosfera ammoniaca (NH3), dai fertilizzanti e dalle deiezioni degli allevamenti. L’ammoniaca nell’aria reagisce con nitrati e solfati (prodotti dagli scappamenti delle auto) e forma particolato fine.

- Prosegue dopo la pubblicità -

Per il rapporto, l’agricoltura è responsabile del 96% delle emissioni italiane di ammoniaca. Secondo i ricercatori, il comparto agricolo deve promuovere interventi volti a ridurre l’azoto in eccesso nei terreni (con agricoltura di precisione e copertura dei suoli), mitigare l’impatto degli allevamenti (attraverso mangimi speciali e la produzione di biometano) e sviluppare l’agricoltura biologica meno impattante.

Ciò che colpisce di più è senza dubbio il ruolo degli allevamenti per la produzione di carne nell’inquinamento atmosferico. Letture consigliate:

“Basta carne?” – Negli ultimi cinquant’anni i modelli di consumo della carne hanno subito enormi cambiamenti. L’aumento delle esportazioni, il miglioramento dei metodi di coltivazione dei mangimi, gli ampi e diffusi mutamenti culturali, unitamente ad altri fattori, hanno contribuito a modificare profondamente il nostro rapporto con il cibo. Ciò che ha maggiormente favorito lo sviluppo dell’industria della carne, tuttavia, è stato il perfezionamento del famigerato modello di allevamento industriale degli Stati Uniti denominato CAFO (Concentrated Animal Feeding Operation). Il successo di questo sistema di allevamento intensivo ha reso possibile quella scorta pressoché inesauribile di carne a buon mercato che oggigiorno diamo tutti per scontata. E se non lo fosse?. Per acquistare il libro online clicca qui: [amazon_textlink asin=’8859238633′ text=’QUI’ template=’ProductLink’ store=’globochannel-21′ marketplace=’IT’ link_id=’fac7cb13-a54a-11e7-b620-536d52c05812′][amazon_link asins=’8859238633′ template=’ProductAd’ store=’globochannel-21′ marketplace=’IT’ link_id=’0f75fc21-a54b-11e7-bcab-1dec766c3385′]

- Prosegue dopo la pubblicità -

Dead Zone: come gli allevamenti intensivi mettono a rischio la nostra salute e la sopravvivenza di molte specie animali

Con “Farmageddon”, Philip Lymbery aveva esplorato le contraddizioni economiche e le conseguenze sull’ambiente e sulla nostra salute della produzione intensiva nell’agricoltura e nell’allevamento. Un’indagine che prosegue con questo nuovo libro, per dimostrare come l’attuale sistema -quello che garantisce carne a basso costo sugli scaffali dei supermercati – stia pesantemente danneggiando l’ecosistema del pianeta, e rappresenti, insieme ai cambiamenti climatici e alla distruzione degli habitat naturali, una delle cause principali dell’estinzione di molte specie animali. Dead Zone conduce il lettore in un safari virtuale, per studiare lo stato delle specie a rischio più emblematiche e indagare sul legame, spesso ignorato o sottovalutato, che esiste tra la loro sopravvivenza e gli allevamenti intensivi. Specie molto diverse e distanti tra loro, come l’elefante asiatico, il bisonte, il falco pellegrino, il giaguaro, il pinguino, l’usignolo e tante altre. Senza dimenticare l’Homo sapiens, a un tempo vittima e carnefice. Il volume comprende anche un capitolo inedito sul nostro paese, scritto dall’autore per questa edizione: un viaggio in Pianura Padana, terra di alcune delle eccellenze gastronomiche italiane, e una visita al fragile ecosistema del delta del Po e al parco nazionale del Gran Sasso. Per acquistare il libro online [amazon_textlink asin=’8865945028′ text=’clicca QUI’ template=’ProductLink’ store=’globochannel-21′ marketplace=’IT’ link_id=’2de34a31-a54b-11e7-91bd-d56df9541e94′][amazon_link asins=’8865945028′ template=’ProductAd’ store=’globochannel-21′ marketplace=’IT’ link_id=’62d76420-a54c-11e7-84c5-9748a020a334′]

Se ti è piaciuto questo articolo e non vuoi perderti i nostri aggiornamenti pui seguirci anche su Telegram al seguente indirizzo >https://t.me/globochannel<. E' inoltre possibile seguirci su Facebook cliccando "MI PIACE" e poi "segui" su questa Pagina >www.facebook.com/GloboChanneldotcom<. GloboChannel.com è anche su twitter.com/globochannel1, su instagram.com/globo_channe_ita/ e su linkedin.com/company/globochannel.