Nei momenti in cui la melodia era invece al minimo, i clienti del caffè tendevano ad ordinare pietanze «salutari». «I ristoranti e i supermarket possono utilizzare la musica strategicamente, per influenzare i clienti a fare i loro acquisti», ha spiegato dottor Dipayan Biswas, dell’università. Scientificamente, il volume della musica ha un impatto sulla frequenza cardiaca e sull’eccitazione; quella più soft tende a tranquillizzare i sensi, rendendoci più coscienti di ciò che ordiniamo. Solitamente, in questi casi, dal menù si scelgono insalate o zuppe. La musica più alta, invece, stimola i sensi e provoca stress, causando ai clienti di ordinare cibi più grassi come hamburger e patatine fritte. «Passati studi hanno osservato vari aspetti dell’impatto dell’ambiente in cui si consuma il cibo, per esempio la luce, gli odori e la decorazione», ha continuato il professore.
«Ma questo è il primo studio che esplora l’influenza del volume della musica sulle scelte alimentari degli individui che vanno a mangiare fuori. In questo modo i manager dei ristoranti possono manipolare strategicamente il volume della musica per incrementare le vendite». La ricerca, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello“Sportello dei Diritti”, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Journal of the Academy of Marketing Sciences. A segnalarci la notizia anche alcuni utenti del web (a tal proposito ricordiamo che scrivendo alla Pagina https://www.facebook.com/GloboChanneldotcom/ è possibile inviare segnalazioni, osservazioni anche con foto e video, inoltre è possibile seguire tutte le news anche su Telegram all’indirizzo https://t.me/globochannel).