Abbassare la glicemia nel sangue per uccidere i tumori, conferma studio scientifico italiano

Le patologie neoplastiche potrebbero essere collegate alla glicemia nel sangue, riducendo la stessa sarebbe così possibile fermare l’avanzamento della malattia. La scoperta, pubblicata sulla rivista Cancer Cell, è di un gruppo di ricercatori italiani coordinati da Saverio Minucci, direttore del Programma Nuovi Farmaci dell’Istituto Europeo di Oncologia:

Lo studio scientifico – condotto non solo topi ma anche attraverso la sperimentazione su cellule umane in vitro in laboratorio – dimostra infatti che una dieta ipoglicemica e l’assunzione di metformina possono uccidere le cellule tumorali attraverso un inedito meccanismo molecolare che, se attivato, è appunto in grado di ‘affamare’ le cellule del tumore. La ricerca è sostenuta da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e presto, annuncia Minucci, inizierà la sperimentazione clinica sui pazienti:

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I ricercatori hanno cosi’ potuto confermare che una dieta che porti a un abbassamento della glicemia, associata alla somministrazione di metformina, innesca una reazione a catena che si rivela mortale per le cellule cancerose. La metformina è un farmaco ben noto e ampiamente utilizzato contro il diabete di tipo II. Attenzione comunque a non esagerare con la riduzione degli zuccheri nel sangue:

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L’ipoglicemia è definita da una glicemia inferiore a 55 mg/dl ma disturbi possono essere percepiti anche con valori più alti (meno di 70 mg/dl) o del tutto normali se c’è stato un rapido calo della glicemia. Essa è tanto più frequente quanto più il paziente è trattato in maniera intensiva, cioè ha obiettivi glicemici vicini alla normalità. L’ipoglicemia è frequente soprattutto nei soggetti trattati con insulina (sia tipo 1 che tipo 2) ma può realizzarsi anche in quelli che assumono farmaci orali che stimolano la secrezione insulinica, in particolare le sulfoniluree e, fra queste, quelle a più lunga durata d’azione (clorpropamide, glibenclamide).

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L’ipoglicemia determina un notevole malessere al paziente e, in alcuni casi, richiede l’assistenza di altri e talora l’ospedalizzazione. Una severa ipoglicemia, nel soggetto fragile e con altre malattie, può risultare fatale. Da qui la necessità di addestrare il paziente e i suoi familiari a riconoscere l’ipoglicemia e a correggerla prontamente.

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In sostanza: lo studio sostiene che per affamare le cellule tumorali fino a farle morire, sarebbe utile attivare un complesso meccanismo molecolare che attacca il metabolismo alterato del cancro. Quest’ultimo è una delle differenze principali fra la cellula cancerosa e quella sana,  quindi – secondo gli studiosi – deve essere possibile uccidere le cellule malate sfruttando questa differenza.

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