Alte dosi di Vitamina C contro Coronavirus, l’esito dei primi studi scientifici

Nonostante l’utilizzo di alte dosi di Vitamina C (acido ascorbico) in via sperimentale in Cina sia visto come un tentativo erroneo del contrasto al nuovo Coronavirus, alcune ricerche scientifiche parlano di possibili applicazioni positive. Tuttavia, la Scienza non si sbilancia eccessivamente, parlando dell’utilizzo responsabile di Vitamina C piu’ come un mezzo per prevenire i sintomi influenzali piuttosto che curarli in pazienti già malati e l’OMS considera al momento l’utilizzo di alte dosi di Vitamina C come un metodo persino rischioso per i pazienti affetti da 2019-nCoV. Ma vediamo cosa dicono gli ultimi studi scientifici (che in realtà rappresentano anche i primi a proposito di queste osservazioni specifiche):

“Esistono numerosi rapporti che indicano che la vitamina C può influenzare il sistema immunitario, 3 ad esempio la funzione dei fagociti, la trasformazione dei linfociti T e la produzione di interferone. In particolare, la vitamina C ha aumentato la resistenza delle colture di organi tracheali di embrioni di pollo alle infezioni causate da un coronavirus aviario. 4 Studi sugli animali hanno scoperto che la vitamina C modifica la suscettibilità a varie infezioni batteriche e virali, 3per esempio proteggere i pulcini da carne contro un coronavirus aviario” – ricordava già nel 2003 Harri Hemilä (Dipartimento di sanità pubblica, Università di Helsinki, Helsinki, FIN-00014 Finlandia) in uno studio pubblicato su Journal of Antimicrobial Chemotherapy. Tuttavia, 2019-nCoV rappresenta una variante ben distinta dalla versione aviaria. E’ in questo contesto che entra in gioco uno studio piu’ recente:

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“La vitamina C, nota anche come acido ascorbico, ha proprietà antiossidanti. Quando si verifica la sepsi, viene attivato l’impulso di citochine causato dalla sepsi e i neutrofili nei polmoni si accumulano nei polmoni, distruggendo i capillari alveolari. I primi studi clinici hanno dimostrato che la vitamina C può prevenire efficacemente questo processo. Inoltre, la vitamina C può aiutare ad eliminare il fluido alveolare prevenendo l’attivazione e l’accumulo di neutrofili e riducendo il danno al canale epiteliale alveolare. Allo stesso tempo, la vitamina C può prevenire la formazione di trappole extracellulari di neutrofili, che è un evento biologico di danno vascolare causato dall’attivazione dei neutrofili” – riporta il ricercatore ZhiYong Peng (ospedale di Zhongnan) in uno studio pubblicato l’11 febbraio 2020 su clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04264533. Nello studio, Peng prosegue:

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“Le vitamine possono abbreviare efficacemente la durata del raffreddore comune. In condizioni estreme (atleti, sciatori, operai d’arte, esercitazioni militari), può prevenire efficacemente il raffreddore comune. E se la vitamina C ha anche un certo effetto protettivo sui pazienti con influenza, solo pochi studi hanno dimostrato che la carenza di vitamina C è correlata all’aumento del rischio e della gravità delle infezioni influenzali. In uno studio controllato ma non randomizzato, l’85% dei 252 studenti trattati ha avuto una riduzione dei sintomi nel gruppo ad alto dosaggio di vitamina C (1 g / h all’inizio dei sintomi per 6 ore, seguito da 3 * 1 g / giorno). Tra i pazienti con sepsi e ARDS, i pazienti nel gruppo vitaminico ad alte dosi non hanno mostrato una prognosi migliore e altri esiti clinici. Ci sono ancora alcuni fattori di confondimento nella ricerca esistente e le conclusioni sono diverse. In uno studio controllato ma non randomizzato, l’85% dei 252 studenti trattati ha avuto una riduzione dei sintomi nel gruppo ad alto dosaggio di vitamina C (1 g / h all’inizio dei sintomi per 6 ore, seguito da 3 * 1 g / giorno). Tra i pazienti con sepsi e ARDS, i pazienti nel gruppo vitaminico ad alte dosi non hanno mostrato una prognosi migliore e altri esiti clinici. Ci sono ancora alcuni fattori di confondimento nella ricerca esistente e le conclusioni sono diverse. In uno studio controllato ma non randomizzato, l’85% dei 252 studenti trattati ha avuto una riduzione dei sintomi nel gruppo ad alto dosaggio di vitamina C (1 g / h all’inizio dei sintomi per 6 ore, seguito da 3 * 1 g / giorno). Tra i pazienti con sepsi e ARDS, i pazienti nel gruppo vitaminico ad alte dosi non hanno mostrato una prognosi migliore e altri esiti clinici. Ci sono ancora alcuni fattori di confondimento nella ricerca esistente e le conclusioni sono diverse. Pertanto, durante l’attuale epidemia di SARI, è necessario studiare l’efficacia clinica e la sicurezza della vitamina C per la polmonite virale attraverso studi randomizzati controllati”. 

Su http://orthomolecular.org/resources/omns/v16n07.shtml si riporta invece che “Collegio giapponese di terapia endovenosa (JCIT) raccomanda la vitamina C endovenosa (IVC) 12,5 / 25g (12.500 – 25.000 mg) per infezioni virali acute (influenza, herpes zoster, raffreddore comune, rosolia, parotite, ecc.) E infezioni mimetiche virali ( perdita dell’udito improvvisa idiopatica, paralisi di Bell). Negli adulti, IVC 12,5 g viene somministrato per la malattia in stadio iniziale con sintomi lievi e IVC 25 g per sintomi da moderati a gravi. L’IVC viene di solito somministrato una o due volte al giorno per 2-5 giorni continui, insieme o senza trattamenti generali per le infezioni virali”. La strada per la cura al Coronavirus è ancora lunga, ma sarebbe forse opportuno tenere in considerazione le potenzialità della Vitamina C. Fonti scientifiche:

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https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04264533

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https://academic.oup.com/jac/article/52/6/1049/731701

http://orthomolecular.org/resources/omns/v16n07.shtml

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