Sgomento e tristezza a Sorrento quando, nei giorni scorsi, una grande balena lunga oltre 20 metri è morta dopo aver assunto un atteggiamento anomalo:
Secondo la ricostruzione, il povero animale aveva fatto il suo ingresso nei giorni scorsi nel molo del porto di Marina Piccola di Sorrento. La balena avevaripetutamente urtato contro il molo mentre le acque cominciavano a colorarsi di rosso, evidentemente a causa delle ferite riportate probabilmente dopo contatti diretti con le eliche delle imbarcazioni. Link video:
Alcune ore più tardi, poi, i sub della Guardia Costiera hanno individuato il corpo privo di vita un un esemplare della stessa specie, anche se vi era il dubbio che potesse trattarsi di un esemplare diverso da quello avvistato in superficie. Link video:
Alcune ore più tardi, poi, il corpo ormai privo di vita della grande balena è riemerso dalle acque, come documentato da quest’altro filmato diffuso su YouTube:
L’ipotesi che potesse trattarsi di due esemplari distinti si riduce, avvicinandosi invece a quella che vuole nell’esemplare vivo avvistato al Molo lo stesso poi ritrovato morto. Ma cosa ha causato la morte a questo bellissimo esemplare, purtroppo ucciso da cause non ancora del tutto chiarite? Il sospetto per l’inquinamento è grande: si pensi che solo nel 2017, furono ben 212 gli spiaggiamenti di grandi cetacei sulle coste dell’Italia meridionale e all’epoca si appurò che, in almeno molteplici casi, queste balene avevano ingerito molta plastica. Il report del Governo qui. Nel caso specifico di gennaio 2021, le prime analisi sul corpo della balena, cui risultati sono stati menzionati da alcune fonti giornalistiche telematiche, parlano di una balena che sarebbe stata colpita dal cosiddetto “morbillo dei cetacei” (una malattia causata da un virus specifico, (il Cetacean morbillivirus) che potrebbe essere incentivata proprio dall’inquinamento a causa dell’indebolimento del sistema immunitario di questi mammiferi acquatici. Un fenomeno, quindi, che andrebbe assolutamente monitorato costantemente per evitare che la situazione possa esagerare ulteriormente. A lanciare l’allarme nel 2020 è stata anche Greenpeace. Prima di riemergere
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