![](https://www.ufficiostampa.provincia.tn.it/var/002/storage/images/media/immagini-comunicati-stampa/4431424912400-mgr_301_47_salmerie_austro-ungariche_sul_pasubio.jpg-image/540761-1-ita-IT/4431424912400-MGR_301_47_Salmerie_austro-ungariche_sul_Pasubio.jpg_imagefullwide.jpg)
Torniamo a parlare della cosiddetta “Guerra Bianca“, combattuta nel corso della Prima Guerra Mondiale sull’arco alpino:
![](https://www.cultura.trentino.it/var/001/storage/images/media/images/museo-pejo-1914-1918.-la-guerra-sulla-porta2/17169912-1-ita-IT/Museo-Pejo-1914-1918.-La-guerra-sulla-porta_imagefullwide.jpg)
Tale definizione è dovuta alle condizioni estremamente gelide che i soldati dell’epoca furono costretti ad affrontare (e in molteplici circostanze anche a subire anche mortalmente) ad oltre 3.000 metri di quota lungo i settori operativi dei gruppi dell’Ortles-Cevedale e dell’Adamello-Presanella. Da qui, infatti, si poteva presidiare il passo dello Stelvio, la val Venosta, la valle dei Vitelli e la valle del Braulio. Oggi, sulle cime dello Stelvio sono ancora presenti chilometri di trincee, fossati e gallerie risalenti alla prima guerra mondiale mentre nel comune di Bormio è nato un museo dedicato ai combattimenti ad alta quota nel complesso alpino dell’Ortles-Cevedale. Reperti che continuano a riaffiorare anche a causa dello scioglimento dei ghiacciai. A tal proposito, riportiamo qui sotto il link ad un reportage diffuso sul web (Corriere):
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