Pensare troppo potrebbe causare grossi problemi cognitivi o quantomeno compromettere le funzioni del cervello. La conferma di alcuni studi scientifici sembra quasi sostenere una riflessione dello scrittore americano del 19° secolo Wallace D. Wattles che una volta affermò: “Pensare è il lavoro più duro ed estenuante di tutto il lavoro”. Ecco ciò che sappiamo oggi:
Tra il 2009 e nel 2019 alcuni ricercatori hanno osservato che il neurotrasmettitore eccitatorio più abbondante nel cervello sia responsabile di questa mancanza di resistenza mentale: si tratta del glutammato, un aminoacido eccitatorio che è stato correttamente descritto solo negli anni ’50 ma che, nonostante la scoperta più recente di altre, risulta presente in oltre il 90 percento delle comunicazioni neurone-neurone nel cervello umano. L’eccesso di questo importante elemento sarebbe causa di problemi cerebrali. Ciò che sappiamo è che i neuroni sono in grado di controllare la forza dei loro segnali nel cervello regolando la quantità di glutammato che rilasciano ad altri neuroni:
Il glutammato può persino eccitare a morte i neuroni attraverso 8.000 molecole di glutammato incapsulate in un unico sacchetto di una sinapsi, la giunzione dove si incontrano due neuroni. Nelle ricerche, gli scienziati hanno appurato un considerevole aumento di glutammato nella corteccia prefrontale laterale delle persone coinvolte in problemi più impegnativi rispetto alle persone impegnate ad effettuare azioni più semplici, alle quali è stato invece riscontrata una presenza di glutammato inferiore. Ciò significa, evidentemente, che sottoporre il nostro cervello a stress prolungato (ad esempio, ore di studio eccessivo) può incentivare una sorta di “blackout cerebrale” capace di peggiorare la situazione invece che risolverla. Il consiglio sarebbe quello di fermare le proprie attività più impegnative per poi riprenderle qualche ora più tardi. Insomma, “prendersi una pausa” (non solo in amore!) potrebbe rivelarsi uno strumento per tutelare la propria salute mentale.
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