Gli antichi egizi conoscevano gli spermatozoi? Le spiegazioni degli archeologi sul geroglifico del tempio di Luxor

Tempio di Luxor: migliaia di visitatori fanno la fila per ammirare un geroglifico raffigurante il Dio Amon-Min in apparente erezione, persino eiaculante, in cui sarebbe perfettamente rappresentato uno spermatozoo. Il tutto si verifica mentre, al giorno d’oggi, sappiamo che per osservare uno spermatozoo occorre utilizzare un moderno microscopio capace di effettuare ben 1080 ingrandimenti. Come è possibile tutto ciò? Ci sarebbero un paio di spiegazioni:

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Anzitutto occorre ricordare che il Dio Min è una delle divinità più antiche dell’Egitto, compare in epoca pre-dinastica; è rappresentato come un uomo dal pene eretto con la pelle nera o verde e su un piedistallo; sul capo porta una corona con 2 lunghe piume e un flagello. Poteva anche essere rappresentato come un leone o un toro nero, ed era conosciuto come “il toro di sua madre“, per essere colui che fecondava la dea del cielo. Questo dio rappresentava la forza della natura, era il dio lunare, della fertilità e vegetazione e il suo culto fu uno dei più duraturi nell’Antico Egitto. Link video:

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In una veglia conservata al Museo del Louvre c’è un inno a lui dedicato: «Salve, Min, Signore delle processioni, dio dalle alte piume, figlio di Osiride e Iside, venerato in Ipu, coptita, Horus dal braccio forte». Molti degli attributi di questo Dio furono presi per rappresentare in seguito il Dio Amon, come il fallo eretto. Ma arriviamo al dunque: questo reperto archeologico dimostra che gli antichi egizi conoscevano il segreto custodito nello sperma umano? La prima spiegazione – tanto decantata dai sostenitori della narrazione alternativa – è che questa civiltà fosse a conoscenza di tecnologie andate perse, magari di origine aliena. Tuttavia, gli esperti ufficiali rifiutano questa tesi, concentrandosi invece sulla natura dei singoli simboli dei geroglifici e del loro significato specifico, avvalendosi quindi di una documentazione accurata:

la lista di Gardiner. Si tratta di un elenco con 743 geroglifici, più 20 varianti egizie (quelle fondamentali perché in realtà i geroglifici divennero circa 6000 nell’Impero greco-romano, anche se in precedenza se ne usavano 750 nel Medio Regno), classificati in 26 sottocategorie e spiegati dagli inglesi dall’egittologo Alain Gardiner, noto per la sua grammatica della lingua inglese. In breve, si tratta di un riferimento obbligato per ogni studioso dei geroglifici dell’Antico Egitto. Nel sottogruppo F – che corrisponde alle parti del corpo dei mammiferi compaiono i segni F10 e F17 – vi p anche una brocca che versa dell’acqua su un corno, il cui significato era purificazione o pulitura. Il suo aspetto? Esattamente come quello che oggi interpretiamo istintivamente come uno spermatozoo inciso sulla roccia! Cioè, quello che sembrava uno spermatozoo. .. Era una brocca che versava acqua! L’effetto ottico è legato alla prospettiva dell’osservatore, influenzata dalla vicina presenza della rappresentazione del Dio Amon-Min. La spiegazione alternativa a quella … alternativa, dunque, c’è e dipende dal Geroglifico F17. Non a caso, ulteriori rappresentazioni dello stesso Dio egizio appaiono visibilmente prive di questa lettera, a conferma di una coincidenza visiva legata in realtà a due incisioni slegate tra esse:

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Questa conclusione ci insegna che anche i presunti “misteri“ si risolvono con un pò di ricerca. A tal proposito, riportiamo qui sotto il link ad un ulteriore video:

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