Analizzando a fondo i dati forniti dai telescopi spaziali James Webb e Hubble, gli astronomi hanno così potuto confermare uno degli enigmi più inquietanti di tutta la fisica:
L’universo sembra espandersi a velocità sorprendentemente diverse a seconda di dove guardiamo. Questo problema, noto come tensione di Hubble, ha il potenziale di alterare o addirittura ribaltare del tutto la cosmologia. Nel 2019, le misurazioni del telescopio spaziale Hubble hanno confermato che il puzzle era reale; nel 2023, misurazioni ancora più precise del James Webb Space Telescope (JWST) hanno cementato la discrepanza. Ora, un triplo controllo da parte di entrambi i telescopi che lavorano insieme sembra aver messo a tacere definitivamente la possibilità di qualsiasi errore di misurazione. Lo studio, pubblicato il 6 febbraio 2024 sull’Astrophysical Journal Letters , suggerisce che potrebbe esserci qualcosa di seriamente sbagliato nella nostra comprensione dell’universo:
“Una volta annullati gli errori di misurazione, ciò che rimane è la reale ed entusiasmante possibilità che abbiamo frainteso l’universo”, ha detto in una dichiarazione l’autore principale dello studio Adam Riess, professore di fisica e astronomia alla Johns Hopkins University. Reiss, Saul Perlmutter e Brian P. Schmidt hanno vinto il Premio Nobel per la fisica 2011 per la loro scoperta nel 1998 dell’energia oscura , la forza misteriosa dietro l’espansione accelerata dell’universo. Attualmente, esistono due metodi “gold standard” per calcolare la costante di Hubble, un valore che descrive il tasso di espansione dell’universo. Il primo prevede l’analisi approfondita delle minuscole fluttuazioni del fondo cosmico a microonde (CMB), un’antica reliquia della prima luce dell’universo prodotta appena 380.000 anni dopo il Big Bang.
#scienza #astronomia #spazio #stelle #jameswebbtelescope #telescopiospaziale
