Novembre 1833: quando caddero “migliaia di stelle cadenti al minuto”, l’eccezionale spettacolo astronomico delle Leonidi

Rappresentazione artistica delle tempeste meteoriche dovute alle Leonidi del 1833 (a destra) e del 1866 (a sinistra). Si tratta di due tra le tempeste meteoriche più importanti verificatesi negli ultimi secoli.

Una delle più grandi tempeste di tutti i tempi si verificò la notte tra il 12 e il 13 novembre del 1833. Alcuni astronomi notarono, subito dopo il tramonto, un insolito numero di meteore nel cielo:

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È una normale notte di novembre. Alzi lo sguardo al cielo verso le 22:30 e noti alcune stelle cadenti. Dopo aver apprezzato la bella vista, ti prepari per andare a letto e ti rimbocchi le coperte. Poco dopo le 3:00 del mattino, ti svegli mentre la tua stanza si riempie di luce. Riesci a sentire i tuoi vicini fuori che urlano. Mentre ti precipiti fuori, ti imbatti in una scena spettacolare: il cielo è illuminato da centinaia di meteore, come se piovesse fuoco. La raffica di luci persiste fino all’alba, quando la luce del sole fa sparire le meteore dalla vista. Non riesci a credere a ciò che hai visto, ma non lo dimenticherai presto! Ma fu il mattino successivo che destò grande impressione sull’America Nord-orientale. Durante le 4 ore che precedettero l’alba, il cielo si illuminò di meteore, stimate in migliaia al minuto, le quali nascevano tutte dalla costellazione del Leone. I giornali dell’epoca riportarono come a nessuno sfuggì lo spettacolo:

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Se le persone non furono svegliate dalle esclamazioni di stupore dei vicini, esse lo erano dai lampi di luce proiettati nelle buie stanze da letto dai fireball, come vengono chiamate le meteore con una luminosità superiore a quella dei pianeti e dai bolidi, come vengono chiamati i fireball ancora più luminosi che spesso esplodono nell’atmosfera. Una delle scoperte più significative della tempesta del 1833 fu l’esatta individuazione del radiante dello sciame meteorico. Era la prima volta che un radiante veniva individuato come un punto ben preciso, piuttosto che come una direzione o addirittura una costellazione. Ogni anno, dal 9 al 13 di agosto, si nota un maggior numero di cadenti (Perseidi), le quali, dotate di identici caratteri fisici, divergono senza eccezione dallo stesso punto del cielo nella costellazione di Perseo. Ogni anno, dal 19 al 23 di aprile, si ripete una mediocre pioggia di cadenti, le quali irradiano tutte e sempre da un punto vicino alla stella Vega della Lira. Ogni anno, dal 12 al 14 di novembre, si nota il passaggio di alcune cadenti appartenenti ad uno stesso sciame, divergenti da un punto nella costellazione del Leone, Leonidi dette, e ad intervalli di 33 anni circa (nel 1766, nel 1799, nel 1833, nel 1866) il discreto passaggio si converte in una pioggia memorabile. I giorni 27 novembre del 1872 e del 1885 furono segnalati da due grandi pioggie di cadenti, irradianti l’una e l’altra dalla stessa regione del cielo compresa fra le costellazioni di Perseo, di Cassiopea, di Andromeda, l’una e l’altra prodotte da uno stesso sciame, che periodicamente a intervalli non si sa bene se di 13 o di 6,5 anni riappare. A quest’ultima pioggia di cadenti corrisponde la Cometa periodica di Biela (cap. IV, par. 7); le Leonidi percorrono l’orbita stessa in cui si muove la Cometa 1866, I con periodo di 33 anni circa (tav. XIV-XV); allo sciame delli 19-23 aprile corrisponde la Cometa 1861, I di cui il periodo è uguale a 415 anni; le Perseidi e la Cometa 1862, III, periodica e con una rivoluzione di 121 anni, percorrono la stessa orbita.

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Non è difficile rendersi ragione di queste e delle altre piogge periodiche note, sia poi il periodo loro uguale ad uno o più anni. Immagini il lettore due cerchi, due anelli di diametro sensibilmente diverso che si tocchino in un punto A. Supponga che lungo il cerchio minore si muova, tutto percorrendolo in un anno, la Terra, e che lunghesso il maggiore, impiegando a percorrerlo intiero un tempo assai più grande di un anno, si muova uno sciame di corpuscoli meteorici, e consideri a parte il caso in cui lo sciame è tenue, diffuso lungo tutto il proprio anello, e il caso in cui lo sciame denso, serrato occupa solo una piccola porzione dell’anello stesso. In un dato giorno e Terra e sciame si trovano in A; succede uno scontro, e dallo scontro si estrica una pioggia di cadenti. Trascorre un anno, e la Terra torna a passare pel punto A: se lo sciame è diffuso lunghesso tutto il suo anello, la Terra trova nel punto A nuovi corpuscoli dello sciame stesso, e ad un anno d’intervallo la pioggia si riproduce: se lo sciame è denso, serrato, la Terra, ripassando dopo un anno per A, più non vi trova lo sciame trasportato nel frattempo dal proprio movimento in un altro punto B della sua orbita; ogni anno la Terra ripassa per A in quel dato giorno, ma prima che in A torni ad incontrarvi il denso sciame delle meteore, dando così origine ad una seconda pioggia di cadenti, devono trascorrere 20, 30… anni, se uguale a 20, 30… anni è il periodo di rivoluzione dello sciame.

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6. Qualche volta un corpo luminoso di dimensioni sensibili, quasi un globo di fuoco (bolide), attraversa con velocità mutabile lo spazio, gettando da ogni parte una luce vivissima e lascia dietro a sè uno strascico vivo, lucido e persistente. Tale fu il bolide osservato il 13 novembre del 1865 (tav. XXIV). I bolidi hanno colori diversi: se ne son visti dei bianchi, dei gialli, dei rossi, dei verdi; appaiono di giorno come di notte; le code loro persistono uno, due minuti, qualche volta un quarto d’

ora e più. Il 18 ottobre del 1863 un bolide diede tempo a Schmidt di cercare un cannocchiale, e di osservarlo con esso: era formato (tav. XXIV) da due grosse goccie di color verde smeraldo che finivano in code rosse di fuoco; le due grosse goccie correvano avanti, e dietr’esse venivano numerose goccie minori verdi e rosse esse pure. Qualche cosa di analogo presentò nel luglio del 1860 il doppio bolide di Elmira (tav. XXIV): lo formavano due grossi corpi splendidi, piriformi e susseguentisi; venivano dietro ad essi allineati tanti corpicini lucidi colla forma tutti di pera.

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raffigurazione dello spettacolo astronomico del 1866

L’apparizione di un bolide soventi è accompagnata, o immediatamente seguita da una o più detonazioni successive, che si intendono da grandi distanze, da punti lontani 100, 150 chilometri. Soventi ancora a queste detonazioni tien dietro la divisione del bolide in un numero più o meno grande di frammenti luminosi, che sembrano proiettati in direzioni diverse. In pochi casi alla detonazione ed esplosione del bolide tien dietro una pioggia di corpi lapidei (aeroliti, meteoriti) di dimensioni, di forme e di apparenze diverse. Il 27 dicembre del 1857 a Quenygouk fu visto un bolide seguito da intensissima luce (tavola XXV), accompagnato da forti detonazioni che finirono in una memorabile pioggia di pietre; due frammenti, trovati a più che un chilometro di distanza, si corrispondevano e si giustapponevano perfettamente. L’apparizione dei bolidi e la caduta degli aeroliti o meteoriti sono due fatti, la cui connessione è ben stabilita dall’identità del tempo e del luogo in cui si osservano. I bolidi sono per conseguenza corpi solidi, così come gli aeroliti che se ne distaccano.

7. I bolidi sono corpi cosmici che attraversano l’atmosfera terrestre con una grandissima rapidità; l’incandescenza loro è dovuta al calore sviluppato dalla compressione dell’aria che essi attraversano. La grande velocità del bolide fa sì, che la compressione da esso prodotta in un punto della massa aerea non abbia tempo di estendersi agli strati contigui, prima che questi non sieno a loro volta compressi dal bolide stesso che sopraggiunge. L’aria viene per tal modo compressa come lo sarebbe in un fucile a vento, e la temperatura elevatissima, che accompagna questa compressione, genera una fusione superficiale del bolide, una volatilizzazione delle sue parti più fortemente riscaldate, le quali, trascinate dall’aria che sfugge rasente il contorno del bolide, vanno a formare la lunga traccia luminosa che segna la traiettoria dal bolide percorsa.[p. 38 modifica]

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L’aria, compressa dal bolide che vola, reagisce a sua volta sulla parte anteriore di esso, esercita sovr’esso uno sforzo notevolissimo, e le parti del bolide che, in grazia della forma irregolare di esso, presentano maggior presa all’azione di questo sforzo, finiscono per cedere e staccarsi bruscamente. Nella massa del bolide, soggetta ad un rapido riscaldamento e tutto superficiale, si producono dilatazioni parziali e dissimmetriche, tensioni interne, cause esse pure di rottura. Diversi frammenti, o contemporaneamente o a brevi intervalli di tempo, si staccano così dal bolide, e questi frammenti lanciati, dall’espansione dell’aria compressa, in direzione contraria a quella del movimento, che essi pochi istanti prima dividevano col corpo intiero del bolide, incapaci di resistere per la loro piccola massa alla forte pressione ed espansione atmosferica, perdono la loro velocità primitiva, e arrivano alla superficie della Terra con velocità grandi ancora, ma che poco sono diverse da quelle, che acquisterebbe un grave cadendo nell’atmosfera da una corrispondente altezza.

8. Gli aeroliti (pietre dell’aria), detti anche meteoriti o pietre meteoriche, ebbero dagli antichi un culto speciale; più tardi furono dalla scienza, che non sapeva darne ragione, negati; ora sono oggetto di studii coscienziosi. L’area di caduta dei meteoriti d’una stessa apparizione è un’ovale allungata, il cui asse corrisponde alla direzione della traiettoria percorsa dal bolide; quando cadono, i meteoriti non sono più incandescenti, ma alla superficie caldi, sì che non si possono toccare, nell’interno freddissimi, grazie alla poca conduttibilità delle pietre; una crosta nera, sottile, alta neppure un millimetro copre i meteoriti, quasi una vernice testimonio dell’alta temperatura che li ha per qualche istante avvolti; tutti i meteoriti hanno un aspetto frammentario, e rassomigliano a dei poliedri irregolari a spigoli smussati; i maggiori meteoriti pesano 25000, 780 e 300 chilogrammi, ma sono eccezioni; raramente essi superano i 50 chilogrammi, e il peso loro discende talora a qualche grammo e a pochi decigrammi perfino.

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In tutti i meteoriti, tre o quattro eccezioni fatte, osservasi la presenza costante del ferro allo stato metallico. Alcuni dividono i meteoriti in metallici e in litoidi o lapidei, formati quelli da una massa di ferro continua disseminata di materiali diversi, caratterizzati questi da una pasta pietrosa continua sparsa di ferro in piccoli grani. Metallici (tav. XXV) sono il meteorite caduto ad Agram il 26 maggio del 1751, il meteorite trovato da Pallas nel 1776 a Krasnojarsk in Siberia; litoide è il meteorite caduto a Stammern nel 1808 (tav. XXV). Altri ammettono quattro tipi principali di meteoriti: olosideri, formati di puro ferro e cadenti, all’epoca attuale almeno, rarissimamente; sissideri, masse di ferro metallico continuo disseminate di silicati: sporadosideri, masse pietrose disseminate di ferro, tipo a cui appartiene la più gran parte dei meteoriti; asideri, meteoriti relativamente poco numerosi, nei quali manca assolutamente il ferro metallico. La natura però poco si presta ad essere rinchiusa in istrette classificazioni; la verità si è che i meteoriti passano dal ferro puro alla pietra priva di ferro attraverso ad innumerevoli varietà, che certi meteoriti hanno una composizione a sè, e si sanno distinguere solo, dando loro il nome del luogo dove caddero, aggiunta ad esso la desinenza in ite.

Nei meteoriti il ferro è accompagnato sempre da nichelio; parti dell’uno e dell’altro formano una lega che si dispone in lamine sottili, regolari, separate da straticelli della rimanente massa del meteorite. Gettando sopra una di queste lamine un acido, questo intacca diversamente il ferro e il nichelio, e produce così disegni in rilievo graziosissimi, figure regolari alle quali si dà il nome del loro scopritore Widmanstetten (tav. XXV).

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Senza entrare circa la composizione dei meteoriti in maggiori dettagli, questo importa di notare. I meteoriti non contengono corpo semplice che nella Terra non sia, ed offrono una notevole analogia di composizione con alcune roccie terrestri. Non solo essi contengono i medesimi corpi semplici, ma i tre corpi, ferro, silicio, ossigeno, che in essi predominano, sono anche quelli che predominano nella Terra. Le roccie terrestri, che offrono maggiori tratti di rassomiglianza coi meteoriti, appartengono tutte alle regioni più profonde; solo una differenza essenziale esiste fra esse ed i meteoriti; questi cioè contengono allo stato semplice e ridotto certi corpi, che le prime contengono solo allo stato di ossidi.

9. In un determinato luogo della Terra la caduta di un meteorite è fenomeno rarissimo. Le statistiche però portano in media a 180 le cadute ogni anno osservate sui diversi continenti, e poichè grandissima è l’estensione degli oceani, e grandi sono le plaghe continentali o deserte o barbariche, forza è pensare che il numero dei meteoriti realmente cadenti è ben maggiore dell’osservato, e che la caduta di pietre meteoriche sulla Terra in generale è fenomeno di ogni giorno.

Sono rari i casi in cui siasi riuscito ad osservare integralmente l’apparizione di un bolide, in cui siasi cioè visto il bolide, determinato il suo corso apparente, osservata la pioggia lapidea che segue l’esplosione, raccolto il meteorite. Questi casi sommano a 265, e non sono tali da risolvere ogni dubbio circa la velocità con cui i bolidi entrano nell’atmosfera terrestre. Certo essa è cosmica, e i bolidi sono quindi corpi extraterrestri e cosmici, ma non si può dire se essa corrisponda al moto parabolico oppure all’iperbolico, e questo lascia pel momento insolute alcune questioni che riguardano l’origine dei bolidi, pur mantenuto fermo e dimostrato che questa è extraterrestre.

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Se il moto dei bolidi, prima di entrare nell’atmosfera della Terra, fosse iperbolico, i bolidi non apparterrebbero nè alle comete, nè alle cadenti, nè al Sistema planetario; la loro origine sarebbe stellare, nè potrebbero in modo alcuno derivare da un unico corpo. Se il moto loro fosse parabolico, i bolidi sarebbero affini delle comete, e potrebbero forse derivare se non da un unico corpo, così come vorrebbero le indagini fatte da un punto di vista mineralogico, da una medesima classe di corpi almeno. Alcuni ritengono che stelle cadenti e bolidi sono una stessa cosa, che le apparenze loro formano i punti estremi di una scala di fenomeni la quale offre dall’uno all’altro una serie di gradazioni continua, che differiscono in ciò solo che le cadenti passano ad una distanza molto più grande dalla Terra. Nello stato attuale della scienza tutte queste cose non si possono dimostrare; se bolidi e cadenti sieno o non una stessa cosa, rimane pel momento insoluto. Neppure le ricerche spettroscopiche apportano luce nella questione. Gli spettri delle cadenti hanno mostrato in alcune di esse materia gasosa incandescente, vapori di sodio e di magnesio in ispecie, hanno mostrato in altre e materiali gassosi e particelle solide incandescenti; particelle solide, materiali gasosi presenta ogni bolide, così come li presentano molti altri corpi cosmici.

10. Talora verso occidente, appena cessato il crepuscolo della sera, oppure verso oriente, avanti il crepuscolo del mattino, si osserva il cielo risplendere d’una luce bianca, lattea, diffusa, la quale sotto forma di un grande triangolo luminoso poggia colla sua base sull’orizzonte, e da questo s’innalza prossimamente lunghesso l’eclittica. Detta dapprima piramide di luce celeste, poi luce zodiacale, essa prende in epoche diverse e in diversi paesi intensità ineguali; talora appena riconoscibile, talora vivamente splendida e tale che non scompare, nè impallidisce pure a fronte della Luna falcata.

La luce zodiacale nei paesi tropicali si mostra regolarmente ogni mattina ed ogni sera durante l’intero anno e in tutto il suo splendore (tav. XXVII). Questo nasce da ciò che in essi è breve la durata del crepuscolo, grande la trasparenza dell’atmosfera, e più specialmente ancora da ciò che in essi l’eclittica fa un angolo grande coll’orizzonte, cosicchè la luce zodiacale nel suo trasportarsi lunghesso l’eclittica non viene mai a giacere troppo vicino all’orizzonte e ad essere avvolta dalle nebbie di questo. Nei paesi settentrionali, pei quali l’angolo fra l’eclittica e l’orizzonte è piccolo, la luce zodiacale, trasportandosi lungo l’eclittica, ora più ora meno, resta avvolta dalle nebbie dell’orizzonte, ed ora più ora meno, nitida appare: quasi invisibile d’estate, visibile e la sera e il mattino nei mesi iemali, mostrasi più distintamente la sera verso la fine di febbraio e il principio di marzo, il mattino verso la metà di ottobre. Nelle medie latitudini dell’emisfero australe succede qualche cosa di analogo: la si vede meglio la sera in ottobre, il mattino in febbraio e marzo, la sera e il mattino durante i nostri mesi estivi.

Dietro le apparenze, la luce zodiacale risulta quindi d’una nube luminosa ellittica lenticolare, il cui asse maggiore giace press’a poco nell’eclittica ed il cui centro cade nel Sole. È una specie di fuso verso il cui mezzo sta il Sole, che apparentemente si muove lungo l’eclittica col Sole, e del quale noi vediamo talora solo la parte che è a levante del Sole, talora sol quella che è a ponente di esso, talora e l’una e l’altra. Questa, appena descritta, non costituisce però tutta la luce zodiacale, ma solo la parte più splendida e più facilmente osservabile. In circostanze favorevoli mostrasi lungo l’eclittica un altro fuso luminoso simile al precedente, più piccolo, più pallido e col suo mezzo in un punto dell’eclittica diametralmente opposto al luogo del Sole. Questo fuso minore fa esso pure parte della luce zodiacale, e la luce stessa, presa nel suo insieme, forma una grande fascia luminosa che si estende lungo tutta l’eclittica, ed ha due massimi di intensità l’uno coincidente col Sole, l’altro, assai meno splendido, al Sole diametralmente opposto. Taluni assegnano l’atmosfera terrestre quale sede della luce zodiacale, altri, in maggior numero e forse a ragione, la considerano come un fenomeno extraatmosferico e cosmico, ma pel momento intorno alla luce zodiacale si hanno opinioni, non principii fondamentali ed irresistibili; qual sia la natura e l’origine della luce zodiacale, è insoluto.

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Edizione: Giovanni Celoria. Atlante Astronomico. Milano, Ulrico Hoepli, 1890. Fonte: OPAL Libri Antichi

Riepilogo dei principali eventi straordinari dello sciame delle Leonidi:

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  • 902 d.C. – il primo resoconto aneddotico Nell’868 d.C., l’orbita in continuo cambiamento di una cometa ancora sconosciuta attraversò per la prima volta l’orbita terrestre all’interno. L’orbita della cometa era gradualmente cambiata nei secoli precedenti. Poco dopo, nel 902 d.C., astronomi e osservatori cinesi in quella che oggi è l’Egitto e l’Italia riferirono di aver visto la prima tempesta di Leonidi. Numerosi resoconti sarebbero seguiti nei secoli successivi: “Le stelle cadevano come pioggia” .
  • 1630 d.C. – altri aneddoti Johannes Kepler muore il 15 novembre 1630. Al suo funerale, due giorni dopo, le Leonidi illuminarono il cielo. Questo fu considerato un saluto da Dio – Fonte: “Tycho e Keplero”
  • 1799 – Le meteore enigmatizzano lo scienziato Nelle Americhe gli osservatori sono spaventati da molte meteore. Il famoso scienziato tedesco Humboldt e il compagno Bonpland, che si trovano a Cumana (Venezuela) in quel momento, registrano l’evento e lo rendono ampiamente noto alla comunità scientifica. Si dice che nel 1766 una tempesta di meteore simile sia stata vista su Cumana.”Tausende von Feuerkugeln und Sternschnuppen fielen hindereinander, vier Stunden lang. (…) Nach Bonplands Aussage war gleich zu Anfang der Erscheinung kein Stück am Himmel so groß als drei Mond Durchmesser das nicht jeden Augenblick von Feuerkugeln und Sternschnuppen gewimmelt hätte. Von 4h an hörte die Erscheinung allmählich auf…” – Humboldt
  • 1833 – Il radiante stabilito Nel 1833, gli osservatori hanno una certa familiarità con le tempeste delle Leonidi. La tempesta di quell’anno è molto intensa e l’evento porta alla prima formulazione di una teoria sull’origine delle meteore.
  • “Nella notte tra il 12 e il 13 novembre 1833 , una tempesta di stelle cadenti si abbatté sulla Terra… Il cielo fu solcato in ogni direzione da tracce splendenti e illuminato da maestose palle di fuoco. A Boston, la frequenza delle meteore fu stimata essere circa la metà di quella dei fiocchi di neve in una tempesta di neve media. Il loro numero… era decisamente incalcolabile; ma mentre calava, fu tentato un calcolo, da cui fu calcolato, sulla base di quel tasso molto diminuito, che 240.000 dovevano essere visibili durante le nove ore in cui continuarono a cadere.” – Agnes Clerke, scrittrice di astronomia vittorianaFigura 1: xilografia del XIX secolo con un’impressione della spettacolare tempesta Leonid del 13 novembre 1833. Per gentile concessione della Seventh-Day Adventist Church. I primi coloni guardano in alto con stupore un cielo pieno di stelle cadenti.John Sharp riporta un resoconto contemporaneo tratto dal diario di Michael Shiner , 12 novembre 1833:

    “I Meteors caddero dagli elementi il ​​12 novembre 1833, giovedì a Washington. Spaventò la gente a morte.”

     

  • 1866 – METEORE E COMETE Ernst Tempel e Horace Tuttle scoprono indipendentemente una cometa fioca . Dopo aver osservato la cometa per diverse settimane, ne è stata calcolata un’orbita. Si è scoperto che l’orbita era di breve periodo, 33,17 anni. A novembre di quell’anno, è stata prevista una tempesta di Leonidi. Il numero di meteore ha sorpreso gli osservatori in Europa, che si sono affrettati a contare le numerose meteore e a determinare la posizione radiante. È stata calcolata un’orbita per i meteoroidi ipotizzando un periodo di 33 anni e si è scoperta la somiglianza con l’orbita della cometa.
  • 1899 – La delusione Era ormai ampiamente accertato che la cometa e le meteore tornavano sulla Terra ogni 33 anni. Il ritorno del 1899 era atteso con ansia. Gli scienziati di Parigi lanciarono un pallone con la prima meteora in volo, l’astronoma Dorothea Klumpke . Quell’anno, molte meteore attraversarono il cielo, ma il picco principale netto delle passate tempeste delle Leonidi non fu osservato. Anche la cometa non si mostrò più. Tuttavia, la forte attività continuò fino al 1902, con tassi in aumento fino alle condizioni di tempesta nel 1901.
  • 1933 – Maltempo? Nel 1932 i tassi salirono di nuovo, ma non fu osservata una grande tempesta. All’epoca, si pensò che la pioggia fosse andata persa a causa di un incontro ravvicinato con Urano prima del ritorno del 1899. O, forse, la tempesta fu semplicemente persa dagli osservatori più orientati scientificamente a causa del maltempo. Ciò non è raro nell’emisfero settentrionale a metà novembre.
  • 1965 – La cometa P/Tempel-Tuttle riscoperta Perduta per quasi un secolo, la cometa P/Tempel-Tuttle fu riscoperta nel 1965. I calcoli avrebbero poi rivelato che questa cometa passò più vicino all’orbita terrestre (0,0032 au) che in qualsiasi altra occasione dal 1833. Alcuni avevano previsto il ritorno di una tempesta sull’Europa. Invece, una tremenda tempesta di decine di migliaia di Leonidi cadde per un breve intervallo cronometrato dagli osservatori del cielo negli Stati Uniti centrali e occidentali il 17 novembre 1966. Questa esibizione probabilmente rivaleggiava con le storiche piogge del 1799 e del 1833. Nel giro di sole due ore, i tassi osservati aumentarono da circa 40 all’ora a raffiche di ben 40 al secondo!”Abbiamo visto una pioggia di meteore trasformarsi in una grandinata di meteore troppo numerose per essere contate”, – Charles Capen nelle montagne di San Gabriel nella California meridionale

    “Le meteore erano così intense che stavamo cercando di indovinare quante ne potessero essere viste in un secondo di movimento della testa dell’osservatore… Per circa 20 minuti ne sono state viste circa 150.000 all’ora”. – Dennis Milon, Kitt Peak nell’Arizona meridionale
    Figura 2: Una delle tante spettacolari fotografie di meteoriti della tempesta del 1966: circa 40 Leonidi sono mostrate in questa esposizione di 10-12 minuti di A. Scott Murrell.

Leggi altri resoconti di testimoni oculari qui .

  • Figura 3: Conteggi di meteore nel novembre del 1993 e 1994 tramite Radio MS da Ilkka Yrjola, Kuusankoski, Finlandia. Un forte picco di attività si distingue al di sopra della variazione giornaliera di attività sporadica. 
  • 1994 – La prima esplosione di Leonidi del nuovo ritorno Il primo aumento dei tassi di Leonidi che annunciava il ritorno della cometa fu segnalato nel 1994. L’astronomo Peter Jenniskens fu tra i primi a notare gli alti tassi di Leonidi il 18 novembre di quell’anno, quando lo sciame fu forte quanto le Perseidi in agosto. L’esplosione durò poco più di un giorno e fu ricca di meteore luminose.”La sera prima, avevamo organizzato un’osservazione per questo, ma era tutto nuvoloso. Immagina la mia sorpresa, quando sono arrivato a casa tardi la notte successiva e ho visto una Leonide luminosa dopo l’altra. Mi sono seduto sulla mia sedia a sdraio e mi sono goduto la vista alla luce brillante della Luna e della città per l’ora e mezza successiva.” – Peter JenniskensLe osservazioni delle Leonidi nel 1995 e nel 1996 hanno confermato i tassi aumentati. La cometa madre 55P/Tempel-Tuttle è stata finalmente recuperata il 10 marzo 1997, in seguito a una previsione accurata della sua orbita, e ha superato il perielio il 28 febbraio 1998.

     

  • 1998 – il “Filamento” delle Leonidi osservato per la prima volta nel 1994 si è alzato in volo nella notte tra il 16 e il 17 novembre 1998 , quando gli osservatori di tutto il mondo sono stati accolti da numerose palle di fuoco e lunghe e persistenti scie. Il picco di questa componente si è verificato sopra l’Europa. Il MAC delle Leonidi dispiega gli aerei FISTA ed Electra a Okinawa, in Giappone. I ricercatori partecipanti osservano un secondo picco che ora si pensa sia un lontano incontro con la scia di polvere distorta del 1899.
  • 1999 – Il primo incontro ravvicinato con una delle strette scie di polvere della cometa 55P/Tempel-Tuttle in questo ritorno si è verificato nel 1999, dopo che nuovi modelli di sciame avevano correttamente previsto il momento della tempesta di meteoriti quando la Terra avrebbe superato la polvere espulsa nel 1899. I ricercatori del Leonid MAC hanno una visuale privilegiata molto al di sopra delle nuvole appena a ovest della Grecia e tornano con riprese spettacolari della tempesta.
  • 2000 – Non sono previste tempeste, ma le forti esplosioni confermano i modelli di scia di polvere . Sono osservate dai partecipanti al Leonid MAC da postazioni terrestri in Florida, Arizona e Spagna, e da un aereo Cessna sopra la Florida. Un ultimo quarto di Luna rende le osservazioni molto difficili.
  • 2001 – Mentre la maggior parte delle previsioni enfatizza l’incontro con la scia di polvere del 1866 sull’Asia, la ricerca del Leonid MAC conclude che anche la tempesta di meteoriti sugli Stati Uniti continentali sarà eccellente. In tutti gli Stati Uniti, una tempesta spettacolare è osservata da milioni di persone in una notte di fine settimana senza Luna. Gli scienziati del Leonid MAC hanno una visuale privilegiata di questo incontro con la scia di polvere del 1767 a bordo dell’aereo FISTA.
  • 2002 – Leonid MAC si dispiega dalla Spagna al Nebraska e osserva entrambe le tempeste di meteore in condizioni eccellenti. Una luna quasi piena e un’inaspettata debolezza delle meteore ostacolano gli osservatori a terra.

Asteroidi:

  • Sono corpi rocciosi o metallici di dimensioni variabili, da pochi metri a centinaia di chilometri.
  • Orbitano intorno al Sole, principalmente nella fascia principale tra Marte e Giove.
  • Possono essere considerati “mattoni” rimasti dalla formazione del Sistema Solare.

Meteoroidi:

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  • Sono frammenti più piccoli di asteroidi o comete.
  • Possono avere dimensioni che vanno da granelli di sabbia a massi.
  • Vagano nello spazio interplanetario.

Meteore:

  • Sono il fenomeno luminoso che si verifica quando un meteoroide entra nell’atmosfera terrestre.
  • L’attrito con l’atmosfera lo riscalda fino a farlo incandescere, creando la caratteristica scia luminosa che chiamiamo “stella cadente”.
  • La maggior parte delle meteore si disintegra completamente nell’atmosfera.

Meteoriti:

  • Sono i frammenti di un meteoroide che sopravvivono al passaggio attraverso l’atmosfera e raggiungono la superficie terrestre.
  • Possono avere dimensioni molto variabili e sono di grande interesse scientifico per lo studio della composizione del Sistema Solare.

Perseidi e Leonidi:

  • Sono specifici sciami meteorici.
  • Uno sciame meteorico si verifica quando la Terra incrocia l’orbita di una cometa, attraversando una nube di detriti lasciata da quest’ultima.
  • Le Perseidi sono associate alla cometa Swift-Tuttle e sono visibili ogni anno intorno al 12 agosto.
  • Le Leonidi sono associate alla cometa Tempel-Tuttle e sono visibili ogni anno intorno al 17 novembre.

Comete:

  • Cos’è una cometa: Sono corpi celesti di piccole dimensioni, composti principalmente da ghiaccio, polvere e roccia. Orbitano attorno al Sole su orbite molto ellittiche, spesso allontanandosi da esso per distanze enormi.
  • La chioma e la coda: Quando una cometa si avvicina al Sole, il calore fa sublimare i ghiacci, creando una nube luminosa attorno al nucleo chiamata chioma. La pressione del vento solare spinge poi via parte del materiale della chioma, formando la coda, che può estendersi per milioni di chilometri.
  • Origine: Si ritiene che le comete provengano dalla nube di Oort, una sfera di oggetti ghiacciati che circonda il Sistema Solare, o dalla fascia di Kuiper, una regione oltre l’orbita di Nettuno.
  • Sciami meteorici: Come già accennato, le comete sono responsabili degli sciami meteorici. Quando la Terra incrocia l’orbita di una cometa, i detriti lasciati da quest’ultima entrano nell’atmosfera terrestre, creando le spettacolari “stelle cadenti”.

Riassumendo:

  • Asteroidi e meteoroidi sono corpi celesti solidi nello spazio.
  • Un meteoroide che entra nell’atmosfera diventa una meteora.
  • Se un meteoroide sopravvive e raggiunge il suolo diventa un meteorite.
  • Le Perseidi e le Leonidi sono specifici sciami meteorici, ovvero eventi durante i quali si possono osservare molte meteore in una notte.

Un’analogia:

Pensa a un fiume: gli asteroidi sono le rocce sul fondo del fiume, i meteoroidi sono le piccole pietre che vengono trasportate dalla corrente, le meteore sono le piccole pietre che, scontrandosi con un ponte, creano scintille, e i meteoriti sono le pietre che, invece di disintegrarsi, cadono a terra.

Perché è importante studiare questi corpi celesti?

Lo studio di asteroidi, meteoriti e comete ci permette di comprendere meglio la formazione e l’evoluzione del Sistema Solare. Inoltre, lo studio degli impatti di questi corpi sulla Terra ha un’importanza fondamentale per la nostra sicurezza, poiché eventi di questo tipo potrebbero avere conseguenze catastrofiche.

Fonti:

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