Berlusconi voleva uscire dall’Euro e fu cacciato con un colpo di stato finanziario

BerlusconiEra il 2011 quando Berlusconi si dimise dando spazio a Mario Monti, poi ad Enrico Letta e quindi a Matteo Renzi. Tutti governi eletti direttamente dal Presidente della Repubblica italiana, senza un effettivo consenso politico democratico. All’epoca, durante le ore della notizia delle dimissioni, una grande folla di persone celebrava l’evento fuori dal palazzo governativo, ignara che la crisi provata sulla propria pelle, comprensiva di innalzamento di spread, fosse solo uno strumento ben congegnato dall’alta finanza internazionale per eliminare gli ultimi pezzi di una democrazia che, come descritto più volte dalla Commissione Trilaterale, comprometteva il grande processo delle riforme che favoriscono e favoriranno i signori delle banche private attraverso mirate cessioni di sovranità verso le grandi organizzazioni internazionali.

Berlusconi, seppur criticabile dal punto di vista politico, fu eletto democraticamente dal popolo italiano. Quella democrazia, almeno per ora, sembra un lontano ricordo. Cosa accadrà nel 2018 non lo sappiamo. Sarà eletto un nuovo Presidente del Consiglio per mano dei cittadini o invece, con la scusa di una crisi inventata a tavolino, ci infileranno per l’ennesima volta un presidente fantoccio, cameriere dei poteri forti?

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Cosa accadrà nel 2018? Ma sopratutto, cosa accadde nel 2011?

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Fu Hans-Werner Sinn, presidente dell’istituto di ricerca congiunturale tedesco, Ifo-Institut, durante il convegno economico “Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013″ organizzato a Berlino dal quotidiano “Sueddeutsche Zeitung” a dichiarare che: “Sappiamo che, nell’autunno 2011, l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, avviò trattative per far uscire l’Italia dall’Euro“.

Intervenendo in un dibattito dedicato alla crisi europea e agli effetti sui paesi meridionali dell’eurozona, Sinn aggiunse di “non sapere per quanto ancora l’Italia ce la farà a restare nell’Unione Europea: l’industria nel nord del paese sta morendo, i fallimenti delle imprese sono ormai alle stelle e la produzione industriale è in continuo calo”. La possibilità di un’uscita, forzata o voluta, “è sempre concreta per Francia, Grecia e Italia“, affermo all’epoca il presidente di Ifo-Institut, sottolineando che, “in ogni caso, il salvataggio di due paesi come la Francia e l’Italia, con un ammontare di crediti in percentuale del pil pari a quelli concessi alla Grecia, “ci costerebbe qualcosa come 4.500 miliardi di euro“.

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Ma tornando a quell’autunno di due anni fa, se il tentativo di Berlusconi di uscire dall’Euro c’è stato veramente, di certo non gli portò fortuna. È proprio in quel frangente che per l’ultimo governo guidato del Cavaliere tutto cominciò a precipitare. Lo spread iniziò a salire, già dall’estate, arrivando a toccare vette allarmanti e l’economia del Paese andava verso il collasso. L’esecutivo era sempre più logoro, tanto che l’11 novembre del 2011 il Cavaliere rassegnò le dimissioni. Fu quella l’anticamera della nascita del governo tecnico presieduto dall’ex commissario europeo Mario Monti (nonchè membro della Commissione Trilaterale e de Club Bilderberg, due organizzazioni internazionali non democratiche, promosse dal petroliere Rockefeller).

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Fu quindi un colpo di stato furbescamente organizzato a far fuori l’ultimo governo italiano democraticamente riconosciuto?

A distanza di anni, sembra proprio di si.  Presso la Repubblica di Trani sono in corso due processi, uno sulla speculazione delle agenzie di rating di quegli anni e l’altro sulla presunta manipolazione di mercato ad opera di Deutsche Bank. Queste accuse, sarebbero sufficienti a far dedurre chiunque che quello del 2011 fu un vero e proprio golpe a colpi di moneta. 

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Lorenzo Bini Smaghi, ex membro della Bce, (la Banca centrale europea) in un suo recente libro intitolato “Morire di austerità” (editrice Il Mulino),  spiega come “la minaccia di uscita dall’Euro non sembra una strategia negoziale vantaggiosa (…). Non è un caso che le dimissioni (…) di Berlusconi siano avvenute dopo che l’ipotesi di uscita dall’Euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi di altri paesi”.

La democrazia è ancora in alto mare, nel frattempo ci prendono per i fondelli con dati statistici.

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