Brexit: un partito, due misure

David-Cameron-e-Boris-Johnson--“Il nostro Paese nel mercato unico è protetto. Se mi avessero dato altri termini sarebbe una cosa, invece questi termini sono giusti per il nostro Paese ed è per questo che dovremmo restare dentro l’Unione Europea” – lo dichiara il Primo Ministro britannico David Cameron sul referendum del prossimo 23 giugno, che chiederà ai cittadini del Regno Unito se restare od uscire dall’Unione Europea.

Boris Johnson, ex sindaco di Londra è tornato a parlare di difesa dei confini, accusando l’Unione di esporre al rischio del terrorismo la Gran Bretagna con le sue regole sulla libertà di movimento. Johnson ha anche attaccato il troppo potere di Bruxelles rispetto a Londra: “Qual è la proporzione fra le leggi di Westminster e le leggi che arrivano da Bruxelles? Nessuno ha un’idea? Direste 40%? Nessuno offre di più? Beh, la risposta è 60%.”  Alcune settimane fa, Johnson fu criticato per le sue dichiarazioni sull’UE: «Napoleone, Hitler e altri nella storia hanno cercato di unificare l’Europa. E hanno fallito». La Ue è «un tentativo di realizzare lo stesso obiettivo con altri mezzi»  aveva dichiarato Johnson, alzando un polverone mediatico che ha fatto indignare gli europeisti ma anche tutti coloro che non vedono nella sua ricostruzione la realtà europea.

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Fatto curioso sta che sia l’ex sindaco di Londra che il Primo Ministro britannico, facciano parte dello stesso partito, quello del Conservative and Unionist Party (Il Partito Conservatore). E se il risultato finale del referendum pare incerto, lo sono ancor di più i politici, quando cavalcano l’onda del moderatismo e dell’antieuropeismo a colpi di talk show rimanendo paradossalmente iscritti allo stesso partito.

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Per ora distante elettoralmente ma convinto ideologicamente risulta il leader dell’Ukip Nigel Farage: “Usciremo dall’Ue, per il popolo gli stranieri minacciano la sicurezza e il welfare” per poi strizzare l’occhio alla realtà italiana:Vogliamo fare come il Movimento 5 Stelle in Italia usando i social media. Oggi Beppe Grillo raggiunge milioni di persone al di fuori dei tradizionali processi. Questo è il futuro della politica. I giorni degli iscritti che hanno in tasca la tessera del partito in tasca ma non partecipano alle decisioni sono finiti. La politica deve consistere nel dare il potere reale alla gente”.

Nonostante questo, la politica del Movimento 5 Stelle nei confronti dell’UE, non risulta al momento fermamente convinta ad una politica di “scomunica” nei confronti dell’Unione Europea. Se Beppe Grillo ha spesso usato toni poco amichevoli nei confronti dei burocrati europei, i rappresentanti del M5S (già ben dislocati sia in Parlamento Europeo e Italiano) sembra preferiscano contestare alcuni  singoli interventi e non l’intera politica europea. La stessa democrazia diretta, prevede infatti anche l’utilizzo del referendum come risposta finale democratica, lo stesso che Il Regno Unito utilizzerà il prossimo 23 giugno. Se fosse emulato quello dell’uscita del Galles dall’UK, probabilmente la Gran Bretagna resterebbe nell’UE, dimostrando l’efficacia dello strumento democratico ma al contempo deludendo chi, nell’uscita dall’Unione, aveva avvistato il ritorno di una nuova politica indipendentista. 

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 Il VIDEO di un servizio trasmesso da Euronews:

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