Kymriah è un processo altamente complesso con il quale ai pazienti vengono prelevate cellule e, dopo averle geneticamente modificate a livello terapeutico, di nuovo introdotte. Kymriah verrebbe utilizzato per i pazienti che non rispondono positivamente alle cure standard, pari probabilmente a poche centinaia di bambini e giovani adulti all’anno.
Per giustificarne i costi, ha comunque precisato che “l’importo però è calcolato solo quando la terapia ha effetto“, ed ha aggiunto: “I costi sanitari sopra la media in Svizzera non dipendono in primo luogo dai prezzi dei medicamenti. Si potranno abbattere quando non ci si concentrerà più solo sui farmaci, che rappresentano solo il 10% del totale, ma anche, ad esempio, le inutili diagnosi, i trattamenti eccessivi o lo sfruttamento delle apparecchiature tecniche”.
Novartis stima il numero dei pazienti, che potrebbero essere candidati alla terapia Kymriah, a circa 600 all’anno. Questa nuova procedura è stata sperimentata su una bambina che stava per morire e che ora è senza tumore da cinque anni. Nonostante la nuova cura venga salutata con favore dal mondo scientifico, i costi che dovranno essere affrontati, dai pazienti o dai Sistemi Sanitari, sono davvero proibitivi.
Per questo, anche l’Italia si starebbe preparando all’applicazione di nuovi meccanismi di rimborso, adottando al contempo nuovi paradigmi in grado di promuovere e pagare le cure, garantendo, però, la tenuta dei conti. Tuttavia, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, se è giusto ripagare ricerca, investimenti e costi di produzione, al contempo le ricchissime multinazionali farmaceutiche non dovrebbero far cassa e profitti abissali sui farmaci salvavita come quello oggetto di difesa da parte dello stesso presidente di Novartis.