Chi dorme non piglia pesci, ma potrebbe vedersi accorciata anche la propria esistenza. Non è una boutade ferragostana, ma lo sostiene uno studio che potrebbe non piacere ai pigri. A trarre la conclusione più audace sono stati ricercatori britannici che hanno studiato il nostro sonno: dormire troppo può portare alla morte prematura.
L’esito dello studio si basa su oltre 74 ricerche condotte tra il 1970 e il 2017 e su un campione molto ampio di oltre 3 milioni di soggetti. Ciò che dà (sfortunatamente) un po’ di credito alla tesi secondo cui le persone che dormono più di 10 ore a notte hanno un ulteriore 30% di possibilità di morire prematuramente e che la ricerca sia stata riportata dall’autorevole rivista scientifica americana “Journal of American Heart Association”. Le notti prolungate a letto, fra l’altro, aumenterebbero il rischio di morte per ictus del 56% e la probabilità di soccombere alle malattie cardiovascolari del 49%.
“Ci sono fattori patofisiologici culturali, sociali, psicologici, comportamentali, ambientali che influenzano il nostro sonno, come il dovere di prendersi cura dei propri figli o di un familiare, ma anche orari di lavoro irregolari, malattie fisiche o mentali, o l’apertura dei negozi 24/24 nelle nostre società moderne “, anticipa Chun Shing Kwok del dipartimento scientifico e tecnologico dell’Università di Keele, all’agenzia Press Association. Insomma, dormire il giusto e dormire bene per vivere una vita equilibrata e longeva. Come ripetiamo spesso noi dello “Sportello dei Diritti”, rileva il presidente Giovanni D’Agata, avevano ragione i nostri antenati quando dicevano che «in medio stat virtus», («la virtù sta nel mezzo»).
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