Come misurare con precisione gli effetti dell’esplosione di una bomba atomica su mappa. Servizio online calcola raggio di estensione, radiazioni e potenziali vittime

E’ oggi possibile simulare gli effetti devastanti dell’ipotetica esplosione (che, ovviamente, nessuno di noi si augura) delle varie tipologie di bombe atomiche, comprese quelle all’idrogeno e attualmente in dotazione dagli eserciti (nonché gli ordigni fabbricati un tempo dall’Unione Sovietica) attraverso un servizio online:

Nukemap (stilizzato in maiuscolo ) è una mappa interattiva che utilizza Mapbox API e dati sugli effetti delle armi nucleari declassificati: creata da Alex Wellerstein, uno storico della scienza presso lo Stevens Institute of Technology, che studia la storia delle armi nucleari, il simulatore è stato avviato con una prima versione pubblicata nel febbraio 2012, seguita poi da importanti aggiornamenti nel luglio 2013. Il sistema online consente agli utenti di modellare l’esplosione di armi nucleari (contemporanee, storiche o di qualsiasi resa arbitraria) praticamente su qualsiasi terreno e praticamente a qualsiasi altitudine di loro scelta. Una variazione della sceneggiatura, Nukemap3D, presentava modelli grezzi di nuvole di funghi in 3D, ridimensionati alle dimensioni appropriate. Sebbene Nukemap3D non è più funzionante poiché Google ha deprecato il plug -in di Google Earth, la versione 2D è ancora disponibile in rete al seguente indirizzo: https://nuclearsecrecy.com/nukemap/.

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Originariamente inteso in parte come un dispositivo pedagogico per illustrare la netta differenza di scala tra bombe a fissione e a fusione, Nukemap è diventato virale nel 2013, rendendo necessario il passaggio a nuovi server. Il sito web ha una media di cinque “nuclei nucleari” per visitatore. La creazione di Wellerstein ha guadagnato una certa popolarità tra gli strateghi nuclearicome strumento open source per il calcolo dei costi degli scambi nucleari. A novembre 2021, più di 230 milioni di armi nucleari sono state “sganciate” sul sito. Il Nukemap è stato finalista per la Visualization Challenge della National Science Foundation nel 2014.

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