Mangia vongole raccolte in spiaggia e si sveglia paralizzata

Ci hanno sempre messo in guardia sul cibo che non conosciamo: “se non conosci quello che hai messo nel piatto, non mangiarlo”. E’ importante essere consapevoli di ciò che prepariamo e mangiamo, ne consegue che la nostra salute può avere dei gravi effetti. E’ esattamente quello che è successo a Kim Taia, una donna Neozelandese che dopo un pomeriggio trascorso in spiaggia, ha raccolto delle vongole e le ha mangiate. Questo ha provocato la paralisi di quasi tutto il corpo.

Ma, torniamo al principio della storia che si svolge sul litorale di Little Wahi, località turistica situata nel comune di Maketu. Siamo immersi nell’Oceano Pacifico, la baia è conosciuta come Baia dell’abbondanza in quanto è ricca di flora e fauna, a pochi chilometri si trova anche la foce del fiume Kaituna.

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A paralizzare la donna è stato un veleno che ha contaminato le vongole. In particolare stiamo parlando del veleno paralizzante dei bivalvi, una tossina marina idrosolubile, molto potente e sintetizzata da alghe microscopiche, chiamate dinoflagellati.

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Questo veleno conosciuto in ambito accademico con il nome STX o saxitossina è appunto responsabile di una patologia legata alle intossicazioni alimentari che provocano paralisi. Una volta entrata nel nostro organismo questa tossina viene sprigionata e attiva una serie di meccanismi che non ci rendono possibili la maggiorparte dei movimenti.

La sua assunzione può provocare da semplici formicolii e intorpidimento fino ad arrivare a paralisi respiratoria e quindi può diventare letale. Per fortuna la signora in questione è stata molto fortunata, ha avvisato subito il figlio, è arrivata al punto che non riusciva a respirare e parlare bene. I soccorsi sono stati tempestivi ed è stata trasportata all’ospedale più vicino. Alla stampa locale ha raccontato: “La mia testa ha iniziato a intorpidirsi e mi sentivo stordita. Non riuscivo a parlare chiaramente e mi chiedevo cosa stesse succedendo. Poi ho iniziato a perdere la sensibilità alle mani e alle braccia, respiravo a fatica. Credevo sarei morta”.

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