Alzheimer diagnosticato a 19 anni “casi in aumento tra i giovani”

Una clinica della memoria in Cina ha diagnosticato a un diciannovenne il morbo di Alzheimer, rendendolo la persona più giovane al mondo ad essere identificata con questa condizione:

I neurologi dell’ospedale Xuanwu della Capital Medical University di Pechino hanno infatti dichiarato che il cervello del paziente mostrava i primi segni della malattia neurodegenerativa, tra cui perdita di memoria, atrofia dell’ippocampo e restringimento. Dopo aver escluso altre cause di declino cognitivo, i medici hanno diagnosticato all’adolescente l’Alzheimer ad esordio precoce, la forma più comune di demenza. La ricerca sfida la visione consolidata della malattia e la sua associazione con l’invecchiamento. Sottolinea inoltre la necessità di ulteriori studi nei giovani:

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“Esplorare i misteri dei giovani con il morbo di Alzheimer potrebbe diventare una delle questioni scientifiche più impegnative del futuro“, hanno affermato in una nota. La diagnosi di Alzheimer è aumentata del 200% tra il 2013 e il 2017 nelle persone di età compresa tra 30 e 64 anni, con un’età media di diagnosi precoce di 49 anni, secondo gli ultimi dati di Blue Cross Blue Shield. Mentre la sua prevalenza aumenta con l’età, circa il 5-6% delle persone a cui è stata diagnosticata la malattia sviluppa sintomi caratteristici prima dei 65 anni, secondo la Mayo Clinic.

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Il declino della memoria dell’adolescente è iniziato con l’incapacità di concentrarsi in classe circa due anni prima della consultazione con la clinica, afferma lo studio. Man mano che la sua capacità cognitiva si deteriorava, aveva difficoltà a leggere, a ricordare gli eventi del giorno prima e perdeva le sue cose. L’adolescente non è stato in grado di finire i compiti, ricordare se aveva mangiato o addirittura reagire abbastanza velocemente e ha dovuto abbandonare la scuola superiore. I risultati di un test uditivo e di apprendimento hanno ulteriormente confermato un disturbo della memoria, ponendolo molto indietro rispetto ai suoi coetanei nel richiamo della memoria a breve e lungo termine:

Un campione del liquido cerebrospinale del giovane paziente aveva un’alta concentrazione di p-tau181, mentre una scansione PET ha inoltre rivelato una lieve atrofia dell’ippocampo, afferma lo studio. Entrambi gli indicatori hanno portato gli autori a diagnosticare in lui un “probabile” morbo di Alzheimer. Stranamente, però, un’intera sequenza del genoma non ha mostrato mutazioni genetiche ereditarie per la condizione, che tipicamente hanno i pazienti più giovani. Che questo fenomeno possa essere legato all’aumento della vita sedentaria, alla cattiva alimentazione, alla dilagante depressione tra i giovani, è ancora troppo presto per dirlo. Tuttavia, rispetto ai decenni passati, questi fenomeni sono anch’essi in forte aumento e quindi, al momento nulla esclude che potrebbero essere associati in studi scientifici futuri. Il paziente inoltre non ha una famiglia con una storia della malattia o qualsiasi trauma cranico o malattia che potrebbe spiegare la sua ridotta capacità cognitiva. Il caso sconcertante e raro è stato recentemente pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease.

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