L’unico vero esemplare di dodo che possiamo vedere in carne ed ossa (salvo eventuale clonazione). I resti esiccati conservati da secoli nell’archivio dell’Università di Oxford

Due ricostruzioni museali dell’estinto dodo

Come molti appassionati di animali ricorderanno, il dodo o dronte (Raphus cucullatus (Linnaeus, 1758)) è un uccello estinto da secoli. Incapace di volare endemico di Mauritius, (un’isola dell’oceano Indiano a est del Madagascar) era parente più stretto dal punto di vista genetico era il solitario di Rodriguez, anch’esso scomparso, assieme al quale costituiva la sottofamiglia dei Rafini (Raphinae), un clade di specie incapaci di volare appartenente alla famiglia che comprende tortore e colombi.  L’ultimo avvistamento accertato risale al 1662. La sua estinzione non venne immediatamente notata e alcuni ritennero addirittura che si trattasse solo di un mito. Nel XIX secolo furono condotte ricerche su quel poco che rimaneva di quattro esemplari che erano stati portati in Europa all’inizio del XVII secolo. Tra questi resti c’era una testa essiccata, l’unico tessuto molle del dodo giunto fino a noi a distanza di secoli dall’estinzione del grosso uccello terrestre:

A sinistra, la testa del dodo “mummificata” custodita ad Oxford. A destra, una testa di dodo dipinta da Cornelis Saftleven nel 1638, probabilmente l’ultima raffigurazione originale della specie.

La testa di “mummia di dodo” è oggi custodita presso gli archivi della Oxford University. Tra le creature tuttora viventi, il parente più stretto del dodo è il colombo delle Nicobare. Un tempo si credeva che fosse esistito anche un dodo bianco sulla vicina isola di Réunion, ma oggi si ritiene che questa ipotesi fosse semplicemente il frutto di un errore causato da avvistamenti dell’ibis di Réunion, un’altra specie estinta, e all’esistenza di dipinti che raffigurano dodo bianchi. Il reperto custodito ad Oxford rappresenta – sino ad oggi – l’unico vero modo per osservare un vero dodo in carne ed ossa, almeno sino a quando società biotech come la “Colossal non si decideranno di sfruttare il dna recuperato da alcuni resti biologici per effettuarne la clonazione. A tal proposito, riportiamo qui sotto i link ad alcuni video-approfondimenti diffusi sul web:

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https://www.youtube.com/watch?v=IqnmKsDDpFg

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https://www.youtube.com/watch?v=z84mwdSkcQg

La Oxford University ha diffuso anche una scansione digitalizzata in 3D del teschio del dodo – link video:

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Fonti:

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#doto #carne #ossa #estinto

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