Dietro la storia di un film ce ne sono sempre di altre, scartate. E’ il caso di Alien 3, terzo capitolo della saga inaugurata dal maestro Ridley Scott nel 1979 e continuata poi nel 1986 con quell’Aliens di James Cameron, il terzo capitolo nel 1992 David Fincher chiamato semplicemente “Alien 3”, lo spaventoso incubo del quarto del 1997 diretto dal francese Jean-Pierre Jeunet, e i prossimi due prequel girati simultaneamente in 3D che rivedranno il papà Scott tornare dietro la macchina da presa, e qui ci aspettiamo tutti molto, speriamo ne valga la pena, siamo fiduciosi. Ma arriviamo al punto stesso che questo articolo affronterà stavolta: Alien 3. Non tutti sanno che questo è stato probabilmente il capitolo della saga più travagliato in assoluto, la sua lavorazione ha richiesto anni di pre-produzione tra contrattempi, scioperi, dubbi, litigi tra sceneggiatori e produttori e altri particolari che hanno a quanto pare non sono serviti a niente se consideriamo il risultato al cinema, Alien 3 è infatti considerato il film della saga con la trama più debole. Correva l’inizio degli anni ’90, dopo il successo di Aliens di James Cameron nel 1986 la Fox era decisa a portare avanti il franchising di Alien puntando a nuovi alternativi orizzonti. Il primo ad essere incaricato della sceneggiatura per il terzo capitolo di Alien fu William Gibson, che all’epoca scrisse con la sua sceneggiatura basandosi su un soggetto descritto come una “guerra fredda nello spazio” l’idea infatti era di portare sul grande schermo una stazione spaziale sovietica impegnata a realizzare esperimenti genetici sugli Alien. Ma lo sciopero dei giornalisti bloccò il lavoro di Gibson che abbandonò il progetto. Curiosamente l’idea degli esperimenti genetici su una stazione spaziale sembra sia stata “riciclata” anni dopo per il quarto capitolo. David Giler e Walter Hill invece, portarono avanti l’idea di ambientare il film in una colonia penale, e da qui il primo passo per quello che sarebbe stata in seguito la storia definitiva per Alien 3. L’incarico passò per mano di Eric Red che continuò a portare avanti l’idea degli esperimenti genetici, ma abbandonò il progetto dopo aver notato una scarsa organizzazione da parte della produzione. A quel punto la Fox assunse David Twohy che ideò la storia ambientata sulla colonia penale, escludendo però il personaggio di Ripley. E qui viene il bello, mentre Twohy era impegnato con il suo lavoro, la Fox assunse in contemporanea un altro sceneggiatore: il neozelandese Vincent Ward che con John Fasano collaborò ad una stesura definita “biancaneve e i sette nani nello spazio”. La storia infatti parlava di un arrivo di Ripley su una sorta di pianeta-stazione spaziale (forse ispirata lontanamente alla Dead Star di Star Wars) in grado di emulare la terra di un tempo, con distese di acqua, praterie, chiese, animali da pascolo e una comunità di monaci. Probabilmente la Fox era in disaccordo con l’idea di escludere il personaggio interpretato da Sigourney Waver, e quindi aveva escogitato di sviluppare su carta l’idea di Ward contemporaneamente a quella di Twohy che dopo aver saputo la notizia tramite un reporter del Los Angeles Times decise di abbandonare il progetto, considerando il gesto della Fox come un tradimento nei confronti della sua persona, passando la palla a Ward. Ed è proprio la storia di Vincent Ward ad interessarci, perchè a differenza delle altre forse avrebbe meritato di diventare un film. Ricercando sul web infatti, notiamo come l’autore abbia messo su un sito web con una sezione apposita dedicata proprio al suo defunto progetto su Alien 3, eccovi il link: http://vincentwardfilms.com/concepts/alien-3/unrequited-visio/. Il sito mostra degli ambiziosi concept disegnati all’epoca da vari artisti, provate a darci un’occhiata, disegni e semplici schizzi veramente interessanti, da quelli che sembrano dei concept per scene d’azioni con quella che sembra proprio il personaggio di Ripley a vere e proprie “indicazioni” del mondo abitato dai monaci, un luogo senza tempo che richiama immediatamente l’inaspettata atmosfera medioevale. Per non parlare degli Alien, che qui sarebbero apparsi spesso sotto forma di “mutazioni” come testimonia ad esempio il concept dell'”Alien-pecora”. Idee che, se guardiamo con un pò di attenzione, ritroviamo poi nella sceneggiatura del progetto finale del film dove l’alieno nasceva da un cane nella versione cinematografica e da un bue nella versione definitiva del dvd. L’idea può anche non piacere ma di sicuro era molto interessante, e inoltre fu subito evidente che l’intenzione di Ward fosse quella di portare la saga verso una direzione ben più filosofica di quanto fatto sino a quel momento, trasformando le vittime in “fedeli” e l’alieno nel diavolo, prevedibile quindi che la storia si sarebbe focalizzata nella lotta tra il bene e il male. Da quel momento il progetto sembrava stesse decollando, tutti coloro che furono coinvolti al progetto si trasferirono a Londra dove si cominciò addirittura a costruire parte del set, come se il film fosse praticamente in punto di essere girato. Ma ecco l’ennesimo inconveniente, la storia ad un tratto sembrò fin troppo lontana dall’idea originale. Greg Pruss fu assunto per scrivere quelle che furono definite le “5 stesure complicate del film” dove lentamente Pruss perse interesse verso la storia di Ward, entrambi furono licenziati. “Il film è chiamato ALIEN perché riguarda l’alien” affermò in seguito Pruss “ma non riuscivo a farlo capire a Ward”. Fu quindi assunto Larry Ferguson per riscrivere la storia basandosi comunque sulle particolari idee di Ward, quando subito dopo David Fincher fu confermato regista del film, sia la Waver che il regista si dissero contrari alla sceneggiatura e il progetto fu bloccato, Alien 3 di Vincent Ward cessò definitivamente di esistere. In seguito la Fox decise di ritornare all’idea della colonia spaziale riassumendo Hill e Giler per la riscrittura della storia che fu poi rielaborata da Fincher e da Rex Pickett, arrivando a quel famoso “Alien 3” che tutti abbiamo visto a partire dal 1992. L’accattivante lavoro di Vincent Ward è andato perduto? Non proprio. Se avreste voluto vedere il suo Alien 3, sappiatelo che non c’è modo visto che non è mai stato girato, ma sempre nella sezione dedicata al film nel suo sito web, c’è la pagina “A SERIALIZED GRAPHIC NOVEL” divisa in diverse parti, dove in qualche modo è possibile guardare una “graphic novel” fatta di sole immagini che danno l’idea di come sarebbe potuto essere il film in questione. La storia comincia su questa pagina: http://vincentwardfilms.com/concepts/alien-3/graphic-novel-in-8-parts/part-1/ . Un pò triste per non aver mai visto il film, ma anche soddisfacente nel vedere il lavoro che altrimenti non avremmo mai visto, il sito di Ward risulta non poco interessante. Ci sono addirittura fonti che dicono che l’idea originale di Alien 3 sarebbe stata quella di ambientare la storia sul pianeta terra, come dimostra questo teaser trailer apparso al cinema tempo prima dell’uscita nel film nelle sale:
Ma l’idea fu subito scartata anche a causa della troppo somiglianza con la trama di un altro film della Fox: Predator 2 che fu distribuito al cinema sempre nello stesso periodo. Curiosamente in Predator 2 si rende omaggio al “collega” Alien mostrando un teschio dell’alieno nella famosa scena della sala dei trofei, nella parte finale del film con protagonista Danny Glover. In realtà non abbiamo detto molto di Alien 3, ci siamo focalizzati più che altro sull’interessante storia di Vincent Ward e delle sue idee, possiamo quindi confermare che questo film sia stato piuttosto sfortunato, anche se nonostante tutto è riuscito in qualche modo a far parte della saga. Il numero di maggio del 1992 della rivista “Premiere” affermò che furono 12 le sceneggiature scritte per Alien 3, e chissà se un domani tornerà a galla qualcos’altro.