Le “purghe” di Erdoğan e la possibile uscita dall’UE

“I colpevoli saranno puniti. Non ci saranno sconti per nessuno”.

Un appello al popolo che è risuonato subito come una minaccia attraverso proprio quei social network, banditi più volte dallo stesso presidente. Detto-fatto. Le purghe delle autorità turche non stanno risparmiando nessuno. Dai vertici militari agli agenti di polizia. Senza contare l’annuncio di un possibile ripristino della pena di morte per chi commette atti di tradimento nei confronti dello Stato.

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“Fratelli, lo Stato e il governo ha ascoltato la vostra richiesta; non possiamo ignorare la vostra pretesa. In democrazia quello che la gente domanda e chiede deve essere fatto”, ha dichiarato lo stesso Erdoğan parlando a migliaia di sostenitori scesi in piazza per i funerali di alcune vittime degli scontri del 15 luglio.

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Intanto sono quasi 9 mila i dipendenti del ministero dell’Interno sollevati dai loro incarichi e finiti in carcere. Oltre 700 i giudici rimossi e finiti in manette. Senza contare il giro di vite anche per il diritto di espatrio. I dipendenti pubblici potranno uscire dal paese solo con permessi speciali. Purghe che iniziano a preoccupare la comunità internazionale. Per l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini un’eventuale reintroduzione della pena di morte in Turchia significherebbe la fine delle trattative per l’ingresso nell’Unione europea. VIDEO (Euonews):

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