Non bastava l’Eurogendfor (o EGF), la multinazionale di cinque paesi membri dell’Unione europea (Francia, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna, ai quali si sono aggiunte la Romania nel 2008 e la Polonia nel 2011) creata con lo scopo di provvedere ad una “più efficiente gestione delle crisi internazionali fuori dai confini dell’UE“, adesso c’è chi, come l’eurodeputata italiana Lara Comi (FI) chiede l’istituzione di un vero e proprio esercito europeo per “combattere L’Isis”. Il VIDEO:
Problema-Reazione-Soluzione: se da un lato si cerca a fatica di far valere quei pochi strumenti democratici rimasti in un paese come l’Italia, dall’altro si chiede con insistenza una maggiore unione degli organi istituzionali e di conseguenza un minor potere delle comunità locali. Dalla moneta unica, alle regole in comune non digerite in diverse situazioni (come ad esempio l’imposizione dell’UE sull’abbattimento degli ulivi pugliesi anche sani solo perché “colpevoli”, a loro dire, di essere vicini ad esemplari presunti malati) sino all’esercito e quindi, inevitabilmente, al controllo della popolazione con un potere centralizzato. Non sembra siano bastati gli anni di segnalazioni del poliziotto Igor Gelarda, (dirigente nazionale Consap) il quale mise in guardia l’Italia affermando che: “Eurogendfor rende conto a un comitato ristretto di ministri e militari in quanto, in quanto dipende esclusivamente dal CIMIN” e che “i paesi firmatari del trattato rinunciano a pretendere ogni indennizzo in caso di danno alle sue proprietà nell’ambito delle attività svolte da Eurogendfor“. Tornano in mente le parole di quel pazzo di David Icke, che forse, a distanza di anni, non sembrano poi tanto folli:
