“Favorì le banche” – indagati governo Monti ed ex ministri. Procura Lazio chiede 4,1 miliardi di euro di risarcimento a banchieri americani

Monti-GrilliIl governo di Mario Monti e due ex ministri dell’Economia sono sotto inchiesta. L’operazione derivati tra Morgan Stanley e il Tesoro chiusa tra il 2011 e il 2012 avrebbe provocato danni erariali per circa 4 miliardi di euro. La procura regionale del Lazio della Corte dei conti, dopo aver terminato la fase istruttoria, ha presentato alla banca Usa e ad alcuni ex dirigenti del Tesoro quello che in gergo si chiama l’invito a dedurre. Lo riporta Libero Quotidiano.

Come riporta Wall Street Italia, Morgan Stanley, la famosa banca d’affari Usa, finisce sul banco degli imputati. La procura regionale per il Lazio della Corte dei Conti ha chiesto ai banchieri americani insieme a quattro dirigenti del ministero dell’Economia un risarcimento per danni stimato in 4,1 miliardi di euro.

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A riscostruire i fatti il pm contabile Massimiliano Minerva. Nel 1994 il governo italiano aveva sottoscritto una clausola sui contratti derivati accesi dall’Italia che permetteva alla Morgan Stanley di chiudere con decisione unilaterale delle posizioni debitorie, ottenendo così il pagamento in un’unica soluzione. Quando tra il 2011 e il 2012 scoppiò la tempesta finanziaria, la banca americana chiese all’Italia, allora governata dal professore Mario Monti, di attivare la clausola e il nostro paese accettò sborsando una cifra pari a 3,1 miliardi di euro, soldi usciti dalle casse erariali già minate dalla crisi economica. Secondo il pubblico ministero tale clausola non era compatibile con gli obiettivi di gestione del debito pubblico del Tesoro. Come scriveRepubblica:

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“Di fatto, l’esposizione dello Stato nei confronti dei creditori si spalma in un periodo di medio o lungo termine, come avviene in genere per qualsiasi mutuo. Quella clausola (in gergo Ate, Additional termination events), invece, una volta attivata, imponeva alla Stato di chiudere tutta l’esposizione verso quella banca dall’oggi al domani. In particolare, la Morgan Stanley poteva chiedere all’Italia la chiusura di tutte le posizioni debitorie qualora l’esposizione creditizia avesse superato un limite prestabilito”.

Alcuni contratti derivati sottoscritti dal nostro paese, secondo l’accusa, erano vere e proprie speculazioni con il solo scopo di coprire i rischi di cambio o di tasso. Morgan Stanley con alcuni di questi contratti riuscì ad intascarsi ben 1,3 miliardi di euro a fronte di un esborso di soli 47 milioni.

E il Ministero dell’Economia cosa ha fatto? Nulla di buono, anzi come rivela il pubblico ministero, ha adottato condotte volte “unicamente e senza un valido motivo, a favorire le banche”.

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Sul banco degli indagati finiscono così quattro dirigenti di via XX Settembre: Maria Cannata, oggi direttore del Debito, il suo predecessore Vincenzo La Via, Domenico Siniscalco, direttore generale del Tesoro poi arrivato a Morgan Stanley e Vittorio Grilli, ex dg del Tesoro.

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La procura regionale per il Lazio della Corte dei Conti ha così formulato la richiesta di risarcimento danni – stimati in 4,1 miliardi di euro in cui sono compresi anche gli interessi per il costo del finanziamento aperto e  i flussi negativi generati dalle swaption – insieme all’invito a comparire in giudizio per la banca e i quattro dirigenti dell’Economia che hanno ora un mese di tempo per presentare documenti e atti  a loro difesa e se non saranno ritenuti sufficienti, inizierà il processo.

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