Con i suoi 3631 metri di altitudine, il rifugio fu uno dei centri nevralgici più alti e più importanti del fronte nel gruppo Ortles Cevedale durante la Prima Guerra Mondiale. All’epoca dell’iniziativa, furono individuati e recuperati copriscarponi, elmetti, badili, recipienti per il cibo, stufe e camini da campo, filo spinato, poi custoditi in museo grazie ad un progetto che vede coinvolti il Museo della Guerra di Pejo, la Soprintendenza per il Beni Librari, Archivistici e Archeologici, la Soprintendenza per i Beni Storico-Artistici, il Servizio Bacini Montani della Provincia autonoma di Trento e il Comitato Storico della Sat:


“Si tratta – dichiarò l’assessore all’epoca dei fatti – di un progetto importante per il recupero e la conservazione di importanti testimonianze della Prima Guerra Mondiale, che vede la collaborazione delle strutture provinciali, del Museo di Pejo, della Sat, della Provincia di Sondrio e di molti volontari che hanno prestato la loro opera per salvaguardare una preziosa eredità su un evento tragico vissuto dalla popolazione sulla porta di casa. L’auspicio è che la memoria di quei fatti contribuisca a creare una cultura della pace e della convivenza tra popoli che novanta anni fa si combatterono e oggi sono accomunati da un destino comune all’interno della grande casa europea”. Link al video:
Info su: https://www.museopejo.it/