Conosciamo tutti i gruppi sanguigni 0, A, B e AB con fattore Rh positivo e negativo, ma a quanto pare è stato scoperto un nuovo gruppo sanguigno chiamato Er. Anche se in verità sembrerebbe ce ne siano dozzine in più, infatti questo sarebbe il 44° ad essere identificato. Una scoperta molto importante, che potrebbe essere essenziale per contrastare alcune malattie che colpiscono anche i neonati.
Il team che ha fatto questa scoperta, ha pubblicato i risultati sulla rivista Blood e ci sono 5 antigeni Er, questo gruppo sanguigno può portare le cellule immunitarie ad attaccare le cellule corrispondenti, quello che succede quando i gruppi sanguigni da noi conosciuti sono incompatibili. Un mezzo utile in caso di difficoltà nel diagnosticare patologie nei loro pazienti.
La ricerca è partita dopo la morte di due neonati, i ricercatori hanno approfondito le loro ricerche su un gruppo sanguigno molto raro scoperto circa 40 anni fa. Tutto è legato alla scoperta di un sottogruppo specifico di Er, che potrà aiutare nella prevenzione di malattie legate proprio a questo gruppo sanguigno. Il gruppo Er è stato identificato per la prima volta nel 1982, mentre nel 1988 è stata scoperta la versione Erb, successivamente il codice Er3 è stato utilizzato per descrivere l’assenza di Era ed Erb.
Ma perchè vi son tanti gruppi sanguigni? Se un globulo rosso si ritrova di fronte un antigene, che il nostro corpo non ha classificato, il nostro sistema immunitario si attiva per proteggere il nostro corpo, in rarissimi casi può accadere che in gravidanza i tessuti del neonato possano essere riconosciuti come antigeni e quindi attaccati, quest può provocare malattie emolitiche nel piccolo, oggi si possono prevenire, ma non vi è ancora una conoscenza complessiva del problema.
Un gruppo di ricerca guidati dalla dottoressa Nicole Thornton del National Health Service Blood and Transplant ha tenuto sotto controllo 13 pazienti con antigeni sospetti. Durante la ricerca sono stati identificati 5 variazioni Er: Era, Erb, Er3 e due nuove Er4 e Er5, sequenziando i codici genetici dei pazienti, il team è riuscito a codificare le proteine della superficie cellulare. La conclusione ha messo in evidenza la potenziale antigenicità di proteine poco espresse e loro rilevanza per la medicina.
