La sala del controllo del reattore di Chernobyl aperta ai turisti, alto rischio di radiazioni. Ecco ciò che c’è da sapere.

Anche se ultimamente i viaggi non sono di certo una delle nostre priorità, c’è chi tra le tante mete sceglie di visitare il reattore nucleare di Chernobyl. E’ diventata quasi una moda quella di visitare luoghi in cui tempo addietro è avvenuta una tragedia, come ad esempio: Pompei, Auschwitz, Hiroshima, Nagasaki, Fukushima. Tra le tante mete che fanno parte del così detto turismo del dolore c’è anche la sala del controllo del reattore 4 appunto a Chernobyl. Ovviamente la visita di questo luogo non è certo lontana da alcuni rischi, questo perchè ancora oggi dopo più di 30 anni le radiazioni nella sala controllo sono 400.000 volte superiori a quelle che possono essere accettate dal corpo umano.

Ovviamente la notizia dell’apertura al pubblico ha suscitato non poche preoccupazioni:a Chernobyl la cittadina ucraina nota per l’incidente nucleare avvenuto nel 1986, ha aperto le visite ai turisti della sala di controllo del reattore 4, proprio quello che esplose causando numerose vittime e che ancora oggi è eccessivamente radioattivo. Quella che fino al 2011 è stata definita “zona di alienazione“, cioè una zona dove non poteva esserci vita umana, è stata aperta da circa un decennio ai turisti. Certo, forse si può comunque pensare che nessuna persona con un minimo di sale in zucca ci andrebbe. Purtroppo non è cosi, non sono poche le persone che amano il brivido o  che desiderano fare viaggi con esperienze emozionalmente più forti. Non poche sono le polemiche verso questo genere di turismo definito “dark tourism”, o anche “thanatourism” (dal greco thanatos, cioè “morte”).

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Non è una novità quella di visitare luoghi dove si son consumate tragedie, basta pensare a Pompei: da anni una moltitudine di turisti si accalcano per visitare i resti di un luogo distrutto da una tragedia, ma se in questo caso c’è una sorta di distacco temporale che può garantire la giusta dose di comprensione della tragedia stessa, per luoghi come Auschwitz o Chernobyl la situazione è differente, perchè l’esperienza la si vive a livello emozionale molto più fortemente. Si tratta di eventi tragici avvenuti poco tempo fa, alcuni di noi magari possono ancora ricordarli e quindi servirebbe far si che questo genere di viaggi non abbia come scopo quello ricreativo, ma che siano effettuati con il mero desiderio di comprensione e rispetto verso ciò che è successo.

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Ad esempio visitare Auschwitz non dovrebbe essere fatto a cuor leggero, soprattutto se dopo aver finito la visita c’è la possibilità di spedire cartoline per “far vedere” di essere stati in quel luogo o andarsi a fare una mangiata in allegria al ristorante vicino, o farsi selfie con lo sfondo di qualche elemento che identifica il luogo in questione. Lo scopo di un viaggio simile dovrebbe essere appunto la memoria: capire effettivamente cosa sia successo, interiorizzare la tragedia e cercare di immedesimarsi  in chi ha perso la vita in determinate situazioni e in tutto ciò che ha provato.

Invece questi luoghi spesso, diventano solo un palcoscenico per chi arriva e si scatta una foto o un selfie e la pubblica sui social per poter dire “io ci sono stato”. Ma tornando a Chernobyl, oltre al discorso etico che può essere o meno condiviso, chi decide di visitare la famosa stanza di controllo del reattore esploso, deve conoscere i rischi che corre. Come abbiamo già scritto che in quella stanza le radiazioni sono 400.000 volte superiori a quelle accettabili da un corpo umano. Quindi per poterci entrare bisogna necessariamente indossare una tuta adatta, non sostare più di 5 minuti nell’area e sottoporsi a raggi X sia prima che dopo la visita. Tutto ciò, vale il rischio che si corre?

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Fonte:commentimemorabili.it

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