Il 13 novembre 1985 il vulcano Nevado del Ruiz in Colombia erutta in modo violento, tanto che è stata definita la più violenta eruzione del secolo, per il numero delle vittime. Una delle famose storie legate a questo disastro è quella di Omayra Sanchez una ragazzina di soli 13 anni rimasta intrappolata nel fango. Durante la notte, dopo l’eruzione la piccola con la sua famiglia cercano di scappare e mettersi in salvo, ma durante la fuga la nonna cade nell’acquedotto e la ragazzina è l’unica che con la sua corporatura poteva calarsi per salvare la nonna, ma succede l’imprevedibile: arriva un onda di fango che travolge entrambe e vengono trascinate via. Omayra si trova nel fango con le gambe intrappolate tra acqua e detriti. La situazione non è semplice, ma in un primo momento non critica. Tutto il corpo è sommerso, ma la testa rimane fuori. Purtroppo all’arrivo dei soccorsi ci si rende conto che i detriti sono impossibili da spostare e l’unica soluzione davvero drastica per salvarla è amputare la gamba.
Purtroppo medici e chirurghi sono impossibilitati ad arrivare sul posto e i volontari cercano in tutti i modi di salvarla. Un giornalista che era presente sul posto Cristina Echandia racconta che Omayra cantava, pregava e parlava della sua vita, dei suoi amici, della scuola e della nonna. Cercava di consolare anche chi era presente sul posto e si preoccupa enormemente per la sua sorte. Il tempo passa lentamente fino ad arrivare alla terza notte in cui la piccola è intrappolata nel fango, Omayra inizia ad avere allucinazioni e dopo 60 ore nel fango il suo cuore smette di battere e cede alla cancrena e all’ipotermia. Poco prima della morte di questa straordinaria ragazza, il fotoreporter Frank Fournier immortala per sempre il suo sguardo profondo, facendo ricordare al mondo il coraggio di questa piccola eroina.
Fonte: lefotografiechehannofattolastoria